I disturbi olfattivi riguardano una percentuale significativa di persone nel mondo e possono avere numerose cause; la loro incidenza cresce all’aumentare dell’età, con un andamento simile a quello dei disturbi visivi e uditivi.
A differenza di questi problemi, però, i disturbi che coinvolgono l’olfatto e il gusto non ricevono altrettanta attenzione. Oggi più che mai questo tema diventa attuale, perché pare che anosmia e riduzione del senso del gusto siano tra segni distintivi del Covid-19, nonché possibili sintomi di infezione.
Venerdì 20 marzo la British Rhinological Society ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in questo senso: «Esistono rilevanti evidenze dalla Corea del Sud, dalla Cina e dall’Italia che un numero significativo di pazienti con comprovata infezione da COVID-19 abbia sviluppato anosmia/iposmia. In Germania è stato riferito che più di 2 casi su 3 di pazienti risultati positivi al virus soffrano di anosmia. In Corea del Sud, dove i test sono stati più diffusi, nel 30% dei [2.000] pazienti l’anosmia ha rappresentato il sintomo principale in casi altrimenti lievi».
Gli operatori sanitari sono stati sollecitati a usare dispositivi di protezione individuale durante il trattamento di tutti i pazienti che hanno perso il senso dell’olfatto.
La società inglese ha invitato i medici otorinolaringoiatri a non eseguire procedure di endoscopia nasale qualora non essenziali, perché questo tipo di esame può indurre nel paziente tosse o starnuti che esporrebbero il medico al virus. Ha inoltre sconsigliato l’uso di steroidi orali nel trattamento della nuova anosmia di insorgenza durante la pandemia, in particolare se non correlata a trauma cranico o patologie nasali come i polipi.
Il 22 marzo anche il sito web dell’American Academy of Otolaryngology ha pubblicato un invito ai medici ORL: «Alcune evidenze indicano che gli otorinolaringoiatri siano tra i gruppi a più alto rischio quando si eseguono interventi chirurgici ed esami delle vie aeree superiori».
Allo stesso tempo, gli adulti che perdono il senso dell’olfatto sono stati di fatto invitati a isolarsi per sette giorni, anche in assenza di altri sintomi. Sul NY Times è possibile leggere quanto scritto in un’e-mail dalla professoressa Claire Hopkins, presidente della British Rhinological Society: «Vogliamo diffondere la consapevolezza che chiunque sviluppi la perdita dell’olfatto dovrebbe auto isolarsi. Questo potrebbe contribuire a rallentare la trasmissione del virus e salvare delle vite».
«Quasi tutti coloro che sono ricoverati in ospedale hanno la stessa storia clinica» ha dichiarato alla stampa il professor Marco Metra dell’Università degli Studi di Brescia. «I pazienti affermano che i propri coniugi hanno appena perso i sensi di gusto e olfatto, ma per il resto stanno bene. Queste persone probabilmente sono infette e stanno diffondendo il virus in una forma molto lieve».
Approfondimento: perdita di gusto e olfatto e qualità di vita
Diversi studi condotti negli ultimi anni dimostrano che le ripercussioni di questi disturbi, spesso poco considerati per quanto riguarda la valutazione dei loro effetti sulla vita dei pazienti e l’accesso ai possibili trattamenti, sono significative e comprendono:
- depressione e ansia
- peggioramento del rapporto con il cibo
- difficoltà di relazione fino all’isolamento sociale.
Per far luce sui principali temi di interesse per i pazienti con questi disturbi e individuare le aree su cui indirizzare le future ricerche e concentrare gli interventi necessari, un gruppo di ricercatori britannici ha condotto uno studio di tipo qualitativo, pubblicato su Clinical Otolaryngology, analizzando i resoconti dei pazienti che hanno contattato una clinica specializzata nel trattamento dei disturbi dell’olfatto e del gusto.
I ricercatori hanno raccolto i resoconti scritti inviati alla clinica da 71 pazienti. Le informazioni raccolte e analizzate riguardavano la storia di malattia del paziente, l’esperienza quotidiana, eventuali incidenti legati alla condizione (per esempio: fughe di gas non individuate), ripercussioni psicologiche e tipo di aiuto richiesto. Come emerso dall’analisi, gli effetti dei disturbi olfattivi sono molteplici e possono essere suddivisi in quattro categorie:
- preoccupazioni riguardanti il benessere fisico (effetti sull’alimentazione e sull’appetito, sull’igiene personale, sulla percezione dei pericoli come le fughe di gas, il fumo, i prodotti alimentari scaduti)
- ripercussioni sul benessere emotivo (rabbia, ansia, frustrazione, depressione ecc.)
- effetti sull’ambito sociale (perdita di interesse per la cucina e per le occasioni di socialità, difficoltà nella cura dei bambini, effetto sui ricordi)
- impatto sulle relazioni interpersonali (con il partner, i familiari, gli amici).
In particolare, i partecipanti sottolineano una percezione di scarsa empatia da parte degli operatori sanitari rispetto ai loro disturbi e ai fastidi correlati e la difficoltà di accesso alle cure specialistiche. Inoltre, nei resoconti si evidenzia anche un effetto di carattere economico, legato alla necessità di consulti privati e di trattamenti alternativi. Secondo i ricercatori, i risultati confermano quelli di altri studi, che indicano come i disturbi olfattivi siano ancora gestiti in modo non ottimale, contribuendo ad accentuare i loro effetti negativi sulla qualità di vita.
«Le numerose e importanti conseguenze dei disturbi olfattivi evidenziate nell’analisi dovrebbero motivare i clinici a considerare seriamente i sintomi e indurre i ricercatori sia a migliorare la conoscenza sull’olfatto sia a sviluppare opzioni terapeutiche valide» commentano gli autori dello studio, della James Paget University Hospital NHS Foundation Trust, nel Regno Unito.
Reference
Erskine SE, Philpott CM. An unmet need: patients with smell and taste disorders. Clin Otolaryngol. 2020 Mar;45(2):197-203.