Il Language and Comparative Cognition Group (LCC) dell’UPF Center for Brain and Cognition (CBC) ha pubblicato sulla rivista Animal Cognition una ricerca volta a capire caratteristiche che sembrano essere uniche nel regno animale: il linguaggio e la musica.
Juan Manuel Toro, direttore dell’LCC e uno degli autori dello studio, ha affermato: «Il nostro gruppo lavora per capire come queste abilità si sono evolute negli esseri umani e in che misura alcuni dei loro componenti sono condivisi con altre specie».
Possiamo percepire modifiche in una melodia già conosciuta?
Quando ascoltiamo una canzone già nota, possiamo riconoscerla anche se la stessa cambia in velocità, intensità o se gli strumenti sono diversi dalla versione originale.
L’uomo, come in molte specie del regno animale, può identificare la melodia anche se ci sono cambiamenti superficiali di essa. Lo studio LLC misura questa abilità presente anche in altri animali.
I ricercatori hanno utilizzato 40 ratti della specie Rattus norvegicus addestrati per identificare la seconda metà della melodia “Happy Birthday”. Questa canzone è stata scelta perché comprende 13 toni che include l’intera gamma di altezze delle scale maggiori occidentali.
L’esperimento è iniziato con una fase di familiarizzazione seguita da tre sessioni di test. Sono state tenute venti sessioni di familiarizzazione, ciascuna della durata di dieci minuti al giorno.
A ogni sessione, i ratti sono stati collocati individualmente in una scatola di risposta e presentati con 40 ripetizioni della melodia di familiarizzazione mentre veniva somministrata una pillola di saccarosio come cibo.
I risultati
Dopo la fase di familiarizzazione, si sono svolte tre sessioni in cui sono state utilizzate versioni modificate della canzone. Sono state analizzate le risposte ai seguenti cambiamenti fisici nella melodia:
- Frequenza fondamentale (altezza): il brano è stato riprodotto un ottavo sopra o sotto l’originale;
- Velocità (tempo);
- Timbro: la canzone originale è stata suonata al pianoforte e la variante al violino.
Così commenta Toro: «I nostri risultati mostrano che i topi hanno riconosciuto la canzone anche quando c’erano cambiamenti di frequenza e tempo. I risultati suggeriscono che la capacità di riconoscere i modelli sui cambiamenti di tono e tempo presenti negli esseri umani potrebbe emergere da abilità preesistenti in altre specie».
Gli esseri umani sono in grado di percepire cambiamenti di superficie dei suoni a loro noti come intonazione, tempo e timbro e questa sensibilità sembra essere una caratteristica innata che ci fa capire come il nostro udito sia molto sviluppato e anche molto complesso.
Reference
The Hearing Review. (22, Maggio 4). How Do Humans Perceive Music, Sounds? Tratto da The Hearing Review: https://hearingreview.com/inside-hearing/research/how-do-humans-perceive-music-sounds