Con il termine ipoacusia si indica una diminuzione della capacità uditiva che può arrivare alla perdita dell’udito parziale o totale.
Il calo uditivo può essere unilaterale o riguardare entrambe le orecchie. L’ipoacusia bilaterale può essere simmetrica o asimmetrica, a seconda del fatto che il livello di compromissione della capacità uditiva sia simile in entrambe le orecchie o più accentuato in un orecchio rispetto all’altro.
Questo disturbo dell’udito è più frequente con l’avanzare degli anni, ma può insorgere a qualunque età, anche nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti, e può avere diversi livelli di gravità. L’ipoacusia, infatti, può essere lieve o moderata, grave o profonda, a seconda dell’entità della perdita uditiva misurata in decibel: un calo uditivo lieve comporta difficoltà di comprensione del discorso in ambienti rumorosi, mentre una riduzione profonda della capacità uditiva può implicare sordità completa.
Si possono distinguere tre forme principali di deficit bilaterale dell’udito:
- l’ipoacusia trasmissiva, nella quale la diminuzione della capacità uditiva è dovuta a una patologia o a un’ostruzione a carico dell’orecchio esterno e medio che compromette la corretta trasmissione del suono verso l’orecchio intern In questa forma di ipoacusia possono essere coinvolti il condotto uditivo, la membrana timpanica e gli ossicini interni del timpano
- l’ipoacusia percettiva o neurosensoriale, la forma di calo uditivo permanente più diffusa, che si sviluppa come conseguenza di un danno alle cellule ciliate della coclea, nell’orecchio interno, o di lesioni al nervo uditivo (o nervo acustico).
In alcuni casi, la diminuzione della capacità uditiva è una conseguenza di una patologia o di lesioni che riguardano sia l’orecchio esterno e medio sia le strutture dell’orecchio interno o il nervo acustico. In queste situazioni sono coinvolti contemporaneamente fattori trasmissivi e neurosensoriali e si parla di ipoacusia mista.
Ipoacusia bilaterale: cause e fattori di rischio
In alcuni soggetti il calo dell’udito in entrambe le orecchie è un problema presente alla nascita: in questi casi si parla di ipoacusia congenita oppure, se la diminuzione della capacità uditiva è profonda, di sordità congenita. Questa condizione si manifesta in circa 1-2 neonati ogni 1.000 e spesso è causata da mutazioni genetiche ereditate dai genitori. Altre possibili cause sono l’uso da parte della madre di farmaci ototossici nel periodo della gestazione o infezioni trasmesse dalla madre al feto, soprattutto l’infezione da citomegalovirus, ma anche la toxoplasmosi e la rosolia durante la gravidanza.
L’ipoacusia bilaterale può svilupparsi anche nel periodo immediatamente successivo alla nascita, a seguito di un parto prematuro o a causa della presenza di alcune condizioni, come ittero o ossigenazione ridotta.
In età infantile, le cause più comuni di calo della capacità uditiva sono le malattie infettive, come il morbillo e soprattutto la parotite, le otiti o la formazione di un tappo di cerume.
Negli adulti, un’ipoacusia bilaterale può essere causata da una prolungata esposizione al rumore, in particolare a suoni forti in ambito lavorativo senza le opportune protezioni oppure a musica ad alto volume. Un’altra causa frequente di questa patologia è l’otosclerosi, cioè la crescita di tessuto osseo attorno alla staffa, che ne provoca l’irrigidimento, impedendo la corretta trasmissione dei segnali acustici alla coclea. Si tratta di una malattia che provoca una riduzione dell’udito e necessita di trattamento chirurgico.
Ulteriori possibili cause di ipoacusia bilaterale a tutte le età sono:
- l’assunzione di farmaci ototossici (come alcuni antibiotici, antimalarici, diuretici, chemioterapici), che possono provocare danni alle strutture del sistema uditivo
- le infezioni virali
- le otiti
- i traumi alla testa
- le perforazioni della membrana timpanica
- la formazione di tappi di cerume
- alcuni tumori dell’orecchio o del nervo acustico
- le lesioni in alcune strutture del sistema uditivo, in particolare la coclea e il nervo uditivo
In tarda età la riduzione o perdita della capacità uditiva correlata all’invecchiamento si manifesta gradualmente nel corso degli anni. La presbiacusia di solito è simmetrica e permanente, e interessa maggiormente le frequenze alte, come per esempio la voce femminile o infantile, rispetto a quelle basse. La causa è la progressiva degenerazione delle strutture dell’orecchio interno e medio, in particolare delle cellule ciliate della coclea e di quelle nervose lungo il percorso dall’orecchio al cervello.
Oltre alla presbiacusia, le persone anziane possono sperimentare un calo della capacità uditiva a causa di condizioni e patologie che contribuiscono alla degenerazione del nervo uditivo, per esempio ipercolesterolemia, ipertensione, diabete, assunzione di alcuni farmaci per malattie concomitanti.
In generale, comunque, i principali fattori di rischio per l’ipoacusia bilaterale sono: la presenza in famiglia di persone con la patologia, soprattutto i genitori, l’età avanzata e l’esposizione al rumore. Inoltre, il fumo può interferire con la circolazione nell’orecchio interno, mentre l’alcol può agire sul corretto funzionamento delle cellule ciliate della coclea.
Ipoacusia bilaterale: conseguenze
La perdita dell’udito ha un effetto importante sulla qualità della vita delle persone colpite.
Nel neonato e nel bambino, il calo della capacità uditiva può provocare problemi di comunicazione, ritardo nello sviluppo del linguaggio e disturbi del comportamento; è molto importante, quindi, la diagnosi precoce di questa patologia.
Negli adulti, e soprattutto nelle persone anziane, la diminuzione della capacità uditiva comporta problemi nella quotidianità, in quanto rende difficoltosa la comunicazione con la famiglia e gli amici, ma anche con il proprio medico, la percezione dei suoni come il campanello, il telefono e gli allarmi. Queste difficoltà possono portare il paziente a evitare le situazioni sociali, favorendo l’isolamento e la depressione. Inoltre, i problemi di udito sono associati a un rischio maggiore di sviluppare un deficit cognitivo.
Ipoacusia bilaterale: sintomi
I segni e sintomi principali dell’ipoacusia bilaterale sono:
- l’incapacità di percepire chiaramente i suoni, soprattutto in ambienti rumorosi
- la difficoltà a distinguere le parole dell’interlocutore a distanze intermedie, anche se parla con tono di voce normale, o in ambienti con riverbero
- la sensazione di avere le orecchie tappate, con la percezione di suoni ovattati e attutiti
- la difficoltà a comprendere le conversazioni quando non è possibile compensare il deficit uditivo con l’osservazione dei movimenti delle labbra (per esempio quando si parla al telefono)
- la necessità di alzare il volume della radio, della televisione, della sveglia o della suoneria del cellulare.
Altri sintomi che possono manifestarsi sono:
- capogiri, vertigini e perdita di equilibrio
- acufeni in una o entrambe le orecchie
- sensazione di pressione o dolore all’orecchio.
La difficoltà a percepire chiaramente i suoni, a distinguere le parole e ad ascoltare più voci contemporaneamente di solito si accentua in contesti rumorosi.
Nella maggior parte dei casi di ipoacusia bilaterale il calo della capacità uditiva è graduale e progressivo, quindi spesso viene percepito quando il livello di compromissione dell’udito è già piuttosto elevato.
Alla comparsa di questi sintomi è importante consultare uno specialista in otorinolaringoiatria, che dopo le visite e gli esami uditivi necessari potrà porre l’eventuale diagnosi di ipoacusia bilaterale, individuarne le cause, valutare l’entità della perdita uditiva e indicare i trattamenti più opportuni.
Ipoacusia bilaterale: diagnosi
Durante la visita lo specialista raccoglie tutte le informazioni necessarie per valutare i sintomi presenti e individuare le cause della perdita di udito, per esempio altri casi in famiglia di ipoacusia bilaterale e la presenza di fattori di rischio (esposizione al rumore, assunzione di farmaci ototossici ecc.).
Il medico effettua poi una valutazione dell’orecchio utilizzando l’otoscopio per individuare ostruzioni dovute al cerume, anomalie o infezioni.
Il paziente viene poi sottoposto a specifici esami dell’udito, i più comuni dei quali sono l’esame audiometrico tonale e l’impedenzometria. Il primo consiste nell’inviare al paziente, tramite una cuffia, toni con frequenze diverse in un orecchio o nell’altro: quando il paziente li percepisce lo segnala, di solito alzando la mano corrispondente. In questo modo vengono identificate per ogni tono le frequenze più basse che il paziente percepisce in entrambe le orecchie, che sono registrate sull’audiogramma, nel quale è indicata la soglia uditiva del paziente. I risultati vengono poi confrontati con quelli di riferimento per un udito normale.
L’impedenzometria, invece, è un esame obiettivo che utilizza una piccola sonda introdotta nel condotto uditivo per ottenere dei tracciati visibili attraverso uno specifico strumento, l’impedenzometro: la lettura dei tracciati consente di valutare il livello di elasticità della membrana timpanica, e quindi la corretta trasmissione del suono, e fornisce indicazioni sulle condizioni del timpano e dell’orecchio medio; inoltre, permette di individuare l’eventuale presenza di otosclerosi.
Se necessario, dopo questi test lo specialista potrà prescrivere ulteriori approfondimenti, con esami uditivi specifici e indagini radiologiche come la risonanza magnetica e la TAC.
Per favorire la diagnosi precoce dell’ipoacusia infantile, nei primi giorni di vita del bambino viene effettuato uno screening uditivo neonatale, con un esame non invasivo eseguito durante il sonno (otoemissioni acustiche): attraverso una piccola sonda inserita nell’orecchio esterno vengono inviati al bambino stimoli acustici di diversa intensità e viene registrata la risposta. In caso di anomalie, vengono effettuati ulteriori esami di approfondimento con tecniche diverse.
Ipoacusia bilaterale: prevenzione e trattamento
Per salvaguardare la salute dell’orecchio e cercare di prevenire danni all’udito, è possibile adottare alcune strategie:
- vaccinare le donne in età fertile, per evitare che contraggano la rosolia durante la gravidanza
- immunizzare i bambini contro le malattie infantili, in particolare morbillo, parotite e rosolia
- effettuare test di screening per le infezioni nelle donne in gravidanza, in particolare per la sifilide
- segnalare i casi di ittero nei neonati, per consentire trattamenti tempestivi e, in generale, mantenere sotto controllo medico i bambini con fattori di rischio per ipoacusia
- ricordare ai propri pazienti l’importanza di salvaguardare le orecchie dai rumori troppo forti utilizzando gli opportuni dispositivi di protezione e di ridurre l’esposizione sia in ambito lavorativo sia nel tempo libero.
La cura corretta per l’ipoacusia bilaterale dipende dalla causa che l’ha scatenata, e deve essere indicata dallo specialista in otorinolaringoiatria.
Le ostruzioni dovute ad accumulo di cerume o corpi estranei possono essere risolte dallo specialista liberando il condotto uditivo. Le infiammazioni e le infezioni possono essere trattate con una terapia farmacologica prescritta dallo specialista, mentre alcune condizioni, come l’otosclerosi, alcune forme di otite cronica e i danni alla membrana timpanica richiedono un intervento chirurgico.
L’ipoacusia neurosensoriale, al contrario di quella trasmissiva, è di solito più grave, e generalmente i trattamenti medici e chirurgici non sono sufficienti a risolverla. In questi casi, dato che il danno riguarda l’orecchio interno, si può ricorrere all’uso di apparecchi acustici, che consentono l’amplificazione dei suoni percepiti e migliorano la capacità uditiva.
Quando l’ipoacusia neurosensoriale è grave o profonda, e gli apparecchi acustici non sono efficaci, una possibile soluzione è rappresentata dall’impianto cocleare, un dispositivo elettronico tecnologicamente avanzato che non amplifica i segnali acustici, ma li intercetta e li trasforma in impulsi elettrici che vengono trasmessi direttamente alle vie nervose, svolgendo le funzioni della coclea. Il posizionamento dell’impianto cocleare richiede un intervento chirurgico.