Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità l’ipoacusia colpisce oltre un miliardo e mezzo di persone nel mondo, circa il 20 per cento della popolazione globale, e il 5 per cento deve ricorrere alla riabilitazione per una condizione moderata o severa.
Si tratta quindi di un problema di salute globale, destinato ad aumentare significativamente nei prossimi decenni a causa dell’invecchiamento della popolazione a livello mondiale.
Gli ostacoli alla comunicazione provocati dalla riduzione dell’udito comportano limitazioni nella partecipazione alle attività sociali, con aumento del rischio di isolamento e di depressione, e nel complesso influenzano negativamente la qualità della vita e la salute mentale.
Nelle persone con ipoacusia, gli apparecchi acustici aiutano a migliorare la comunicazione e favoriscono lo svolgimento delle attività quotidiane, ma non sono disponibili dati solidi a sostegno di un loro effetto sulla salute mentale o studi che abbiano indagato le caratteristiche demografiche delle persone che potrebbero ottenere benefici maggiori dall’utilizzo dei dispositivi.
Inoltre, è stata evidenziata in letteratura una difficoltà per i pazienti con problemi di udito ad accedere ai servizi sanitari, ma solo poche ricerche hanno analizzato il ruolo degli apparecchi acustici nel far fronte ai bisogni dei pazienti con ipoacusia nell’ambito della salute mentale.
Per cercare di colmare, per quanto possibile, questi gap di conoscenze, un gruppo di ricercatori cinesi e inglesi ha condotto uno studio caso-controllo con l’obiettivo di verificare se l’utilizzo degli apparecchi acustici fosse associato a un miglioramento della salute mentale e a una riduzione degli unmet need in questo ambito, cercando anche di identificare gli eventuali gruppi che potrebbero beneficiare in modo significativo di questi interventi.
Un ampio studio internazionale
Sono stati analizzati i dati raccolti nel terzo round dell’European Health Interview Survey (EHIS), uno studio trasversale basato su un sondaggio condotto periodicamente attraverso interviste e compilazione di questionari auto-somministrati, per raccogliere dati significativi per ciascuno dei paesi partecipanti: dati socio-demografici, stato di salute, abitudini di vita e utilizzo dei servizi sanitari. Il terzo round si è svolto tra gennaio 2018 e settembre 2020, e ha coinvolto 28 paesi dell’Unione Europea e altri cinque (Islanda, Norvegia, Serbia, Regno Unito e Turchia).
Nello studio trasversale sono stati inclusi i partecipanti con disturbi dell’udito, compresi gli utilizzatori di apparecchi acustici, e quelli che avevano segnalato nei questionari difficoltà di percezione del parlato in quiete e nel rumore.
Il campione analizzato era composto da 17.660 persone: 9.739 utilizzavano un apparecchio acustico mentre gli altri 7.921 non avevano alcun tipo di dispositivo per l’udito. La popolazione era composta per la maggioranza da soggetti con almeno 65 anni di età (66,5%), ed era equamente suddivisa tra uomini e donne.
Dopo gli aggiustamenti previsti dal modello statistico, le caratteristiche dei due gruppi al basale sono risultate ben bilanciate.
Gli effetti sulla salute mentale
L’analisi statistica ha indicato una probabilità significativamente inferiore di sviluppare depressione nel gruppo di pazienti con apparecchi acustici rispetto al gruppo dei non utilizzatori. In particolare, l’uso degli apparecchi acustici è risultato associato a una riduzione del 42% del rischio di depressione moderata e del 39% del rischio di depressione grave, con un effetto che sembra più evidente nelle donne e nelle persone con un livello di istruzione superiore.
Inoltre, nello studio l’utilizzo degli apparecchi acustici è stato associato a una riduzione dei bisogni insoddisfatti relativi alla salute mentale, come il sostegno psicologico, dovuti alla difficoltà di contatto con i medici di medicina generale: rispetto ai non utilizzatori, nel gruppo di pazienti con i dispositivi, infatti, è stata rilevata una riduzione del 18% della probabilità di non riuscire a consultare un medico per problemi di depressione moderata e del 25% in caso di depressione severa. Questo dato suggerisce che le persone che migliorano la propria capacità uditiva sono anche più propense a cercare e ottenere assistenza sanitaria quando necessario.
Tuttavia, non è stata rilevata un’associazione significativa tra l’uso di apparecchi acustici e la probabilità di non riuscire ad accedere all’assistenza da parte di psicologi e psichiatri. Questo risultato indica che, sebbene gli apparecchi acustici possano facilitare l’accesso alle cure primarie, potrebbero non essere sufficienti a eliminare le barriere che impediscono alle persone con problemi di udito di rivolgersi agli specialisti.
Chi beneficia di più
Secondo i risultati dello studio, l’effetto dell’uso degli apparecchi acustici sulla salute mentale varia in base ad alcune caratteristiche demografiche: il beneficio è maggiore tra le persone con livello di istruzione e reddito più elevati, e nei residenti in contesti urbani, che hanno probabilmente una maggiore consapevolezza dei problemi di salute mentale e possono contare su un più facile accesso ai servizi sanitari e sociali.
Al contrario, l’effetto è risultato meno marcato nelle persone di età superiore a 65 anni e nei pensionati: questo potrebbe essere dovuto a diversi fattori, tra cui il declino cognitivo associato all’invecchiamento e la presenza di altri problemi di salute che influiscono sulla qualità della vita, ma anche la presenza di reti sociali più ristrette, che potrebbe limitare il beneficio derivante dall’uso di apparecchi acustici.
Implicazioni a molti livelli
«I risultati di questo studio hanno importanti implicazioni non solo per la ricerca, ma anche per la pratica clinica e le politiche sanitarie» sottolineano gli autori. «Nella pratica clinica è importante un approccio personalizzato alla prescrizione degli apparecchi acustici, considerando il profilo socio-demografico e i bisogni del paziente anche dal punto di vista della salute mentale. In una prospettiva di politica sanitaria, lo studio sottolinea la necessità di integrare l’adozione degli apparecchi acustici all’interno di strategie più ampie di assistenza sanitaria e gestione della salute mentale, in particolare per i gruppi che possono avere maggiori benefici nella riduzione del rischio di depressione. Inoltre, le politiche sanitarie dovrebbero essere orientate a ridurre le disparità nell’accesso all’assistenza da parte degli specialisti della salute mentale».
Reference
Zhang L, Yu J, Zhang H, Chen S. Association between the hearing aid and mental health outcomes in people with hearing impairment: A case-control study among 28 European countries. J Affect Disord. 2024 Sep 15;361:536-545. doi: 10.1016/j.jad.2024.06.085.