La perdita dell’udito negli adulti non è soltanto un problema clinico legato alla percezione dei suoni. Le conseguenze si estendono ben oltre l’aspetto sensoriale, coinvolgendo la sfera psicologica, cognitiva e sociale.
Isolamento, solitudine e ridotta partecipazione alla vita di relazione sono effetti noti, che a loro volta aumentano il rischio di depressione, declino cognitivo e persino mortalità. In questo contesto, un recente lavoro – una revisione sistematica con meta-analisi pubblicata su JAMA Otolaryngology–Head & Neck Surgery – ha cercato di rispondere a una domanda cruciale: in che misura i dispositivi di riabilitazione uditiva, come apparecchi acustici e impianti cocleari, riescono a migliorare gli esiti sociali negli adulti con ipoacusia?
L’analisi, condotta secondo le linee guida PRISMA, ha esaminato 5.847 studi pubblicati fino al marzo 2024. Dopo un processo di selezione rigoroso, 65 lavori sono stati inclusi nella revisione sistematica e 35 nella meta-analisi, per un totale di oltre 5.900 partecipanti, con età media intorno ai 64-66 anni.
L’obiettivo era chiaro: valutare l’impatto dell’uso di dispositivi uditivi sugli esiti sociali – qualità della vita relazionale, isolamento percepito, solitudine ed engagement sociale – negli adulti con perdita dell’udito acquisita.
Un beneficio misurabile
La sintesi dei dati ha messo in luce che l’uso di dispositivi di riabilitazione uditiva si associa a un miglioramento complessivo degli esiti sociali.
- Qualità della vita sociale: sia apparecchi acustici sia impianti cocleari hanno portato a punteggi più alti rispetto ai valori di base o ai gruppi di controllo. Gli impianti cocleari, in particolare, hanno mostrato un beneficio maggiore, probabilmente legato al profilo dei candidati – spesso più compromessi e più isolati – ma anche a fattori clinici come la migliore chiarezza del parlato e un percorso riabilitativo più strutturato.
- Handicap sociale percepito: dopo l’adattamento con dispositivi uditivi, i pazienti hanno riferito una significativa riduzione del senso di svantaggio nelle interazioni quotidiane.
- Solitudine: i dati suggeriscono una tendenza alla diminuzione, ma le evidenze restano inconcludenti per il numero ancora limitato di studi specifici.
- Durata dell’uso: più a lungo i dispositivi vengono indossati, maggiori sono i miglioramenti osservati, a conferma dell’importanza dell’adattamento progressivo e dell’uso continuativo.
Oltre l’udito
Il valore di questi risultati si comprende alla luce di ciò che sappiamo sul legame tra ipoacusia e salute globale. La perdita uditiva non trattata è oggi considerata uno dei principali fattori di rischio modificabili per la demenza.
Il ritiro dalla vita sociale riduce la stimolazione cognitiva, innescando un circolo vizioso che può accelerare il declino delle funzioni superiori. Migliorare la qualità della vita sociale dei pazienti non significa soltanto restituire loro una dimensione relazionale, ma anche agire indirettamente su benessere mentale e salute cognitiva a lungo termine.
Conclusioni
Secondo gli autori, apparecchi acustici e impianti cocleari non rappresentano solo strumenti per sentire meglio, ma veri e propri alleati per vivere meglio. I benefici sociali documentati rafforzano l’indicazione a promuoverne l’utilizzo nei pazienti candidati. Allo stesso tempo, la letteratura evidenzia la necessità di ulteriori studi di alta qualità per consolidare le evidenze, standardizzare le misurazioni e chiarire le relazioni causali.
Il messaggio per i clinici è chiaro: la riabilitazione uditiva non deve essere vista esclusivamente come un intervento funzionale, ma come un passo decisivo per restituire alle persone con ipoacusia la possibilità di partecipare pienamente alla vita sociale e, di riflesso, proteggere la loro salute globale.
Reference
Hori K, Shah R, Paladugu A, et al. Social Outcomes Among Adults With Hearing Aids and Cochlear Implants: A Systematic Review and Meta-Analysis. JAMA Otolaryngol Head Neck Surg. 2025;151(8):806–816. doi:10.1001/jamaoto.2025.1777