La comparsa di nuovi virus patogeni per l’uomo, precedentemente individuati soltanto nel mondo animale, è un fenomeno ampiamente conosciuto (spillover o salto di specie) e si pensa che possa essere alla base anche dell’origine del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). Al momento la comunità scientifica sta cercando di identificare la fonte dell’infezione.
Le evidenze disponibili suggeriscono che SARS-CoV-2 abbia un’origine animale e che non sia un virus costruito in laboratorio. Molto probabilmente il reservoir ecologico di SARS-CoV-2 risiede nei pipistrelli. SARS-CoV-2 appartiene a un gruppo di virus geneticamente correlati, tra cui SARS-CoV (il coronavirus che provoca SARS) e una serie di altri coronavirus, isolati da popolazioni di pipistrelli.
SARS-CoV-2 e l’apparato uditivo
Diversi studi hanno dimostrato che SARS-CoV-2 contagia inizialmente le cellule delle prime vie respiratorie che hanno un numero elevato di recettori attraverso cui il virus entra nell’organismo (ACE2). Questo potrebbe spiegare perché molti pazienti colpiti dal virus perdano anche la capacità di sentire gli odori e percepire i sapori (1,2).
Tuttavia, la capacità del virus di infettare le cellule nervose si è manifestata anche con alterazioni specifiche, in alcuni casi asintomatiche, solo del sistema uditivo e vestibolare (3).
Sappiamo bene come diverse infezioni virali possano causare perdita dell’udito che può essere congenita o acquisita, monolaterale o bilaterale. Alcune infezioni virali possono danneggiare direttamente le strutture dell’orecchio interno, altre possono indurre risposte infiammatorie dell’orecchio medio e causare danni uditivi e altri ancora possono aumentare la suscettibilità a un’infezione batterica o fungina che possono aumentare i rischi di sordità.
In generale, la perdita dell’udito indotta da virus è di tipo neurosensoriale, sebbene si possano vedere perdite uditive trasmissive o miste. In alcuni casi il recupero avviene spontaneamente mentre, nella maggior parte dei casi la terapia farmacologica e quando possibile l’OTI determina una risoluzione della sintomatologia nel 70% circa dei pazienti trattati.
I meccanismi che stanno alla base del danno uditivo da parte dei virus variano notevolmente, spaziando dal danno diretto alle strutture dell’orecchio interno a un’induzione al danno immunomediato (3).
Nel caso di infezione da coronavirus sia in pazienti sintomatici sia in asintomatici, nonostante RNA virale e particelle di virus siano state rilevate nei tamponi della gola dei pazienti COVID-19, non è ancora chiaramente provata la sua patogenicità nei confronti del sistema uditivo (3).
I risultati di una ricerca che ha coinvolto 20 pazienti confermati positivi per COVID-19 asintomatici (età 20 – 50 anni senza deficit uditivi pregressi), ha dimostrato che all’audiometria tonale, non vi era alcuna differenza significativa, con un gruppo di controllo, dai 250 ai 4KHz.
La differenza statisticamente significativa (p <0,05) si evidenziava per le frequenze 4000, 6000 e 8000 Hz (3). Differenza statisticamente significativa si evidenziava anche alle TEOAE (p <0,001). In sintesi le soglie di toni puri alle alte frequenze e le TEOAE erano significativamente peggiori nel gruppo di test.
I risultati dello studio hanno dimostrato che l’infezione COVID-19 ha avuto effetti deleteri sulle cellule ciliate nella coclea (3). Inoltre, l’assenza di sintomi maggiori, non garantisce che non vi possa essere un danno cocleare (3). Il danno alle cellule ciliate esterne è stato evidenziato dalla ridotta ampiezza delle TEOAE nel gruppo di test rispetto al gruppo di controllo. Sebbene la sensibilità uditiva fosse normale tra tutti i partecipanti, il risultato delle otoemissioni potrebbe rilevare un sottile deterioramento delle cellule ciliate esterne.
Inoltre, l’audiometria alte frequenze, significativamente inferiore nel gruppo di test, è un indizio sul possibile danno dell’infezione virale sulle cellule ciliate esterne ma il meccanismo è ancora sconosciuto. I risultati dello studio hanno dimostrato che l’assenza dei sintomi più frequenti da infezione da coronavirus, possa nascondere danni su organi sensoriali come la coclea (3).
Un altro studio ha cercato di rilevare la presenza di coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2) in pazienti che presentavano solo improvvisa perdita dell’udito neurosensoriale (SSHNL) durante la pandemia di COVID19 (4).
Lo studio ha arruolato cinque pazienti di sesso maschile che presentavano solo sordità improvvisa monolaterale nel periodo 03 – 12 aprile 2020. Dei cinque pazienti con sordità monolaterale solo uno è risultato positivo al coronavirus. Anche in questo caso i ricercatori concludono che, sebbene il campione sia ridotto, sintomi non specifici come SSNHL potrebbero essere l’unico segno con cui riconoscere un caso COVID-19 (4).
Coronavirus e sintomi audio-vestibolari
Una revisione della letteratura (5) ha indagato la presenza e l’incidenza di sintomi audio-vestibolari causati dal coronavirus.
Abbiamo parlato di questa review in un articolo specifico.
La perdita dell’udito è stata riportata in quattro studi così come l’insorgenza di acufeni (quattro studi) senza però rilevarne l’impatto sulla qualità di vita. Le vertigini sono state riportate in due studi tuttavia, i risultati non erano sufficientemente specifici per sintomi da considerare a origine vestibolare.
Sono stati documentati due casi di iperacusia oltre ad altri sintomi correlati all’orecchio (es. otalgia, otite media ecc.). In conclusione la revisione effettuata non mette in evidenza una diretta correlazione tra infezione da coronavirus e patologia del sistema uditivo e vestibolare.
Gli autori concludono che la presenza di alterazioni audio-vestibolari possa essere ricondotta anche al tipo di trattamento farmacologico infatti, l’idrossiclorochina e la clorochina utilizzate in Europa per quasi il 12% dei pazienti COVID-19, presentano effetti collaterali sul sistema uditivo come insorgenza di acufene e perdita uditiva pertanto, i sintomi potrebbero essere diagnosticati erroneamente come causa di infezione da coronavirus.
Attualmente il numero di studi su COVID-19 è continua evoluzione. Su ClinicalTrials.gov è possibile accedere alla pagina che mostra tutti gli studi, in che fase si trova lo studio, quali sono i criteri di eligibilità dei partecipanti, il tipo di studio e i risultati raggiunti.
Antonio De Caria
Medico chirurgo, specialista in Audiologia, Ospedale “Guglielmo da Saliceto” – Piacenza
Matilde Monici
Medico chirurgo, specialista in Otorinolaringoiatria, Ospedale “C. Poma” – Mantova
References
- Fotuhi M, Mian A, Meysami S, Raji CA. Neurobiology of COVID-19. J Alzheimers Dis. 2020;76(1):3-19. doi: 10.3233/JAD-200581.
- Yan CH, Faraji F, Prajapati DP, Ostrander BT, DeConde AS. Self-reported olfactory loss associates with outpatient clinical course in COVID-19. Int Forum Allergy Rhinol. 2020 Jul;10(7):821-831. Free PMC article.
- M W M Mustafa. Audiological profile of asymptomatic Covid-19 PCR-positive cases. Am J Otolaryngol. 2020 May-Jun; 41(3): 102483. Free PMC article.
- Osman Kilic, Mahmut Tayyar Kalcioglu,*, Yasemin Cag, Ozan Tuysuz, Emel Pektas, Hulya Caskurlu, Ferihan Cetın. Could sudden sensorineural hearing loss be the sole manifestation of COVID-19? An investigation into SARS-COV-2 in the etiology of sudden sensorineural hearing loss. Int J Infect Dis. 2020 Jun 12; 97: 208-211.
- Ibrahim Almufarrij, Kai Uus and Kevin J. Munro. Does coronavirus affect the audio-vestibular system? A rapid systematic review. International Journal of Audiology 2020, vol. 59, no. 7, 487–491
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