Oggi, 12 Luglio 2022, parliamo di

Esame audiometrico tonale: cos’è e perché farlo

L'audiometria tonale consente di valutare l'entità del calo uditivo e di caipre se il problema è a carico dell'orecchio interno o esterno.

Indice dei contenuti

L’esame audiometrico, o audiometria, è un test dell’udito non invasivo che si utilizza per valutare la capacità uditiva del soggetto che si sottopone all’indagine, per individuare un eventuale problema di percezione uditiva e per definire l’entità della perdita di udito rilevata.

Esistono due tipi principali di audiometria: l’esame audiometrico tonale e vocale.

Con l’esame audiometrico tonale è possibile individuare l’intensità acustica minima che l’orecchio del paziente è in grado di percepire, un parametro chiamato soglia di udibilità. A questo scopo si utilizzano toni puri, cioè vibrazioni sonore con frequenza e ampiezza ben definite, senza armoniche, che vengono inviati alle orecchie dei pazienti a diverse intensità, per individuare il suono più debole, che il soggetto riesce a percepire. I risultati dell’esame vengono riportati in un audiogramma tonale e interpretati sulla base di parametri e scale audiometriche definiti a livello internazionale attraverso i quali è possibile evidenziare la presenza di un eventuale deficit uditivo, che viene segnalato nel referto.

L’esame audiometrico vocale, invece, si utilizza per valutare la capacità di una persona di riconoscere le parole, che vengono fatte ascoltare al paziente con diverse intensità di stimolazione a volume via via più alto: in questo modo si può stimare il livello di comprensione alle diverse intensità e costruire un audiogramma vocale.

Nei paragrafi seguenti saranno approfonditi i principali aspetti che riguardano solo l’esame audiometrico tonale.

Esame audiometrico tonale: a cosa serve e quando si fa

Questo test dell’udito viene prescritto dallo specialista in otorinolaringoiatria quando il paziente segnala una perdita dell’udito, per accertarne la presenza e valutarne l’entità.

L’ipoacusia può essere di diversi tipi, a seconda delle aree dell’orecchio umano coinvolte. Si parla di ipoacusia trasmissiva o conduttiva quando il calo dell’udito dipende da patologie, disturbi o danni alle strutture dell’orecchio esterno e medio, come il condotto uditivo, la membrana timpanica e gli ossicini interni del timpano. Si indica con il termine ipoacusia percettiva o neurosensoriale, invece, il calo uditivo provocato da danni o lesioni a carico delle strutture dell’orecchio interno, in particolare della coclea e del nervo acustico. Una riduzione della capacità uditiva può verificarsi anche come conseguenza di fattori sia trasmissivi sia percettivi: in questo caso si parla di ipoacusia mista.

Le possibili cause di un calo dell’udito possono essere molte: tra le più comuni ci sono l’esposizione prolungata a rumori forti, le infiammazioni e le infezioni (in particolare in età infantile), alcune patologie tumorali dell’orecchio o del nervo acustico, i traumi alla testa, l’assunzione di farmaci ototossici, alcune alterazioni dell’anatomia dell’orecchio.

Con il progredire dell’età, poi, aumenta il rischio di riduzione della capacità uditiva a causa della degenerazione fisiologica delle strutture dell’orecchio interno e delle vie nervose: la presbiacusia riguarda prevalentemente le frequenze più alte, cioè i toni più acuti.

L’esame audiometrico tonale viene prescritto su indicazione medica, a seguito di una visita otorinolaringoiatrica, per valutare la sensibilità uditiva dell’orecchio quando il paziente segnala un possibile deficit uditivo. Inoltre, questo test dell’udito può essere utilizzato per valutare la percezione uditiva in presenza di acufeni.

L’audiometria tonale permette di valutare se il problema a carico dell’orecchio riguardi l’orecchio esterno e medio (ipoacusia trasmissiva) o l’orecchio interno e il nervo acustico (ipoacusia percettiva), ma da solo non consente di porre una diagnosi di specifiche patologie. Infine, questo esame è utile anche per tenere sotto controllo la funzionalità dell’orecchio in seguito all’applicazione di un apparecchio acustico o dopo un intervento chirurgico, per esempio, per il posizionamento di un impianto cocleare.

Esame audiometrico tonale: come si svolge

L’esame audiometrico tonale è un test non invasivo, che viene eseguito da un tecnico audiometrista negli ambulatori di otorinolaringoiatria. La procedura non richiede alcuna preparazione specifica, è indolore e può essere fatta da adulti e bambini. Il paziente sottoposto all’esame si posiziona all’interno di una cabina insonorizzata, in modo da essere isolato dai suoni provenienti dall’ambiente esterno, e indossa un paio di cuffie attraverso le quali il tecnico audiometrista invia a ciascun orecchio stimoli sonori con toni puri a determinate frequenze (misurate in Hertz, Hz) e a diverse intensità (misurate in decibel, dB). Le frequenze utilizzate variano di solito tra 125 e 8.000 Hz, ma possono arrivare a 16.000 Hz, la massima frequenza che l’orecchio umano può percepire.

Per ogni frequenza, il tecnico audiometrista trasmette nelle cuffie il suono a diverse intensità, partendo dai toni bassi per poi aumentare progressivamente il volume, fino a che il paziente non segnala di averlo percepito, alzando la mano corrispondente all’orecchio in cui è stato inviato, o premendo un pulsante. Gli stimoli sonori vengono trasmessi separatamente a ogni orecchio.

Per ogni orecchio e per ogni frequenza utilizzata, il tecnico audiometrista segna il tono più debole che il paziente è riuscito a percepire su un apposito grafico, chiamato audiogramma tonale.

Questa procedura, in cui la stimolazione avviene attraverso i suoni inviati in cuffia, è chiamata audiometria per via aerea, e rappresenta l’esame audiometrico tonale di primo livello, attraverso il quale si può valutare la funzionalità dell’orecchio esterno e medio nel trasmettere i suoni all’orecchio interno.

Per una valutazione più completa anche della funzionalità dell’orecchio interno e del nervo acustico, in aggiunta all’esame per via aerea viene eseguita un’audiometria tonale per via ossea: la procedura consiste nell’inviare vibrazioni direttamente alla coclea attraverso l’applicazione di un apposito strumento al processo mastoideo. Anche in questo caso, i risultati sono riportati sull’audiogramma e viene determinata la soglia di udibilità. Il test audiometrico infantile, nei bambini piccoli, viene fatto con la stessa procedura, ma con modalità che prevedono il gioco.

I risultati dell’esame: l’audiogramma

Il risultato dell’esame audiometrico tonale è rappresentato, come detto, dall’audiogramma. Si tratta di un grafico a due assi: sull’asse orizzontale sono riportati i valori delle frequenze dei suoni in Kilohertz (cioè 1.000 Hz), mentre su quello verticale sono indicate le intensità in decibel.

Su questo grafico, per ogni frequenza, il tecnico audiometrista durante l’esame indica la minima intensità alla quale il paziente ha percepito lo stimolo sonoro, individuando uno specifico punto sul grafico.

In questo modo si ottengono due curve, una per ciascun orecchio: i valori dell’orecchio destro sono rappresentati in rosso e quelli del sinistro in blu. Questo vale sia per l’audiometria per via aerea sia per quella per via ossea; cambiano solo i simboli utilizzati per indicare i valori rilevati. Dall’andamento delle curve individuate e dal confronto tra i risultati dei due tipi di esame audiometrico, lo specialista in otorinolaringoiatria può ottenere indicazioni non solo sulla soglia di udibilità dei pazienti alle diverse frequenze, e quindi sull’eventuale presenza di un deficit uditivo, ma anche sul tipo di ipoacusia (trasmissiva o percettiva).

In generale, se la soglia uditiva è inferiore a 20 dB l’udito viene considerato normale; tra 21 e 40 dB si ha un’ipoacusia lieve, che diventa sempre più severa al crescere dei valori, fino ad arrivare alla soglia di 90 dB, oltre la quale si parla di sordità profonda.

In ogni caso, i risultati dell’esame audiometrico tonale devono essere interpretati dallo specialista, che indicherà gli eventuali ulteriori esami medici e strumentali specifici da eseguire per confermare la diagnosi di ipoacusia e per individuarne le cause.

In base alle cause, l’otorinolaringoiatra potrà effettuare ulteriori visite specialistiche e definire la terapia più appropriata, per esempio la prescrizione di farmaci per trattare le infezioni o le eventuali patologie sottostanti, o l’applicazione di protesi acustiche per compensare la perdita uditiva. Inoltre, potrà fornire indicazioni sulla prevenzione dei disturbi dell’udito e consigli per salvaguardare la salute dell’apparato uditivo.