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Il primo apparecchio acustico elettronico spegne 100 candeline

Sono passati 100 anni dallo sviluppo del primo apparecchio acustico elettronico commerciale e trasportabile al mondo: il Vactuphone.

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La storia degli apparecchi acustici ci racconta che la prima commercializzazione di sistemi per amplificare i suoni risale alla metà del 1700 con i cornetti acustici.

Successivamente, nel XIX secolo sono apparsi i primi apparecchi acustici elettronici. L’invenzione del telefono nel 1876 ha fornito la tecnologia necessaria per controllare il volume, la frequenza e la distorsione dei suoni.

Nel 1898, l’ingegnere Miller Reese Hutchison, dell’Alabama, si è servito di tale tecnologia per creare il primo apparecchio acustico elettrico. Si chiamava Akouphone, ed è una vera e propria pietra miliare per il mondo degli apparecchi acustici.

Il design di Hutchison utilizzava un trasmettitore in carbonio che amplificava i segnali audio deboli attraverso le correnti elettriche. Il dispositivo costava 400 dollari, l’equivalente di 11.690,96 euro oggi.

Ne seguì un modello portatile denominato Acousticon che la stampa americana definì “il miglior ausilio elettrico per non udenti mai ideato” e più di una volta fu chiamato “miracolo”.

Il primo apparecchio acustico elettronico: Vactuphone

Il 1898 rappresenta l’anno di uscita degli apparecchi acustici al carbonio (elettrici), che utilizzavano batterie, ma gli apparecchi acustici propriamente elettronici hanno dovuto attendere lo sviluppo del tubo a vuoto, noto come triodo.

Il 15 giugno 1920, l’ingegnere navale Earl C. Hanson, Washington D.C. ha inventato e brevettato il primo apparecchio acustico a tubo a vuoto per poi commercializzarlo a partire tra la fine del 1921 e l’inizio del 1922. Chiamato Vactuphone, questo primo apparecchio acustico a tubo a vuoto prendeva il suo nome da una contrazione delle parole “VACuum TUbe phone”.

A causa dello stigma sociale particolarmente diffuso, i primi produttori hanno progettato apparecchi acustici dalle grandi dimensioni in modo che somigliassero a telecamere, cosicché le persone non sapessero se soffrissi di ipoacusia. Difatti, il Vactuphone somigliava molto a una macchina fotografica a cassetta dell’epoca, misurava 18,4 × 10,1 × 19,1 cm e pesava 1,76 kg senza le batterie e 3,2 kg con.

Come molti degli apparecchi acustici in carbonio che lo hanno preceduto, il Vactuphone era un’unità desktop trasportabile, pensata per essere portata dove sarebbe stata utilizzata, invece di usarla mentre si spostava.

Gli apparecchi acustici indossabili, pensati per essere usati tutto il tempo, sia in movimento sia fissi, sono apparsi soltanto 13 anni dopo, nel 1934. Il Vactuphone, invece, si posizionava su una scrivania o un tavolo con il microfono rivolto verso l’interlocutore.

La tecnologia Vactuphone

Il Vactuphone era costituito da quattro componenti di base: amplificatore, microfono, cuffie e batterie, tutti contenuti in una scatola di legno rivestita in finta pelle. L’amplificatore utilizzava un singolo tubo a vuoto a triodo, che consisteva di tre elementi: un filamento, una griglia e una piastra. Il tubo utilizzato nel Vactuphone era il tubo “arachide” 215A Western Electric, attualmente conservato al Museo degli apparecchi acustici a Lynden, WA (USA).

Il microfono era simile ai microfoni standard carbon-shot (sfera di carbonio) utilizzati in molti apparecchi acustici in carbonio dell’epoca. Tali microfoni dovevano necessariamente essere mantenuti in verticale per funzionare, se appoggiati sulla schiena o sul davanti, le sfere di carbonio non sarebbero entrate in contatto con i due elettrodi consentendo il flusso di corrente.

Il Vactuphone era facile da usare poiché c’era un solo controllo: un interruttore on-off/controllo del volume (Figura 1) montato sul lato opposto della custodia rispetto al microfono, in modo da poter controllare agevolmente il volume senza alterare il modo in cui microfono era rivolto.

Figura 1 – La parte posteriore del Vactuphone mostra l’interruttore on-off/controllo del volume.

Per accedere al vano “segreto” (Figura 2) nascosto dietro una botola caricata a molla all’estremità destra del Vactuphone, era sufficiente premere un “pulsante” nascosto in alto a destra.

Figura 2 – L’interno del vano dell’apparecchio acustico. A sinistra il microfono in carbonio, al centro il tubo a vuoto e a destra il controllo del volume. In alto a destra c’è lo scomparto per posizionare l’auricolare e il cavo quando non in uso.

La qualità del suono non era delle migliori. Il parlato riproduceva i suoni graffianti e sottili prodotti dai primi giradischi per grammofono, ma con una componente rimbombante.

Vactuphone: per molti, ma non per tutti

Nel 1921, il Vactuphone è stato venduto per 135,00 dollari, equivalenti a 1.818,13 euro oggi. Tuttavia, allora, a differenza di oggi, le batterie erano piuttosto costose; quindi, l’acquisto e l’utilizzo di questo apparecchio acustico era fuori dalla portata di molte persone. Fortunatamente, se non potevano permettersi un nuovo apparecchio acustico, potevano comunque acquistare cornetti scegliendo tra i vari stili dai 3 ai 7 euro o uno dei tanti apparecchi acustici in carbonio per circa 10 euro.

References

Neil G. Bauman (2021), The 100th Anniversary of the World’s First Electronic Hearing Aid, Canadian Academy of Audiology, Vol. 8, Issue 6.


https://hearingaidmuseum.com