Addio al Prof. Carlo Zini, classe 1932, a lungo Direttore dell’Istituto di Scienze Otorinolaringologiche di Parma.
Era nato in provincia di Parma (nella “valle dei Cavalieri”, come amava sottolineare).
Dopo la laurea e la specializzazione, frequentò lungamente la Scuola di Bordeaux ove apprese le moderne tecniche microchirurgiche da Portmann. Seguì il suo Maestro, Prof. Giacomo Maffei, a Sassari per poi rientrare a Parma ove ebbe modo di dare il suo importante contributo al progresso della microchirurgia otologica e otoneurologica.
Nel 1967, sviluppò e pubblicò la tecnica della microtimpanoscopia indiretta che permetteva di osservare il mesotimpano posteriore, l’aditus e l’attico mediante microspecchietti in acciaio inossidabile. Una ricerca che gli diede molte soddisfazioni: fu quella che lo portò a mettere a punto una bioprotesi da impiegare per la ricostruzione della membrana timpanica (commercializzata con il nome “Parmatymp”).
Un altro problema che lo interessò particolarmente fu quello della ricostruzione ossiculare. Negli anni ’60 sviluppò un metodo personale che consisteva nella preparazione di protesi ossiculari ricavate da radici dentarie recuperate negli ambulatori odontoiatrici (i francesi lo chiamavano “le dent qui fait entendre”). In seguito, pubblicò i risultati da lui ottenuti mediante ricostruzione della catena ossiculare con cartilagine allogenica.
Si dedicò appassionatamente alla chirurgia della tuba ossea e dell’istmo tubarico.
In ambito otoneurochirurgico, Zini si dedicò alla chirurgia del nervo facciale, della vertigine, del neurinoma dell’acustico e dei conflitti neuro-vascolari. In particolare, per la chirurgia dell’emispasmo facciale, perfezionò e utilizzò la via della fossa cranica media allargata, apportando alcune modifiche alla tecnica già descritta da Wigand.
Nel 1984, sviluppò un apparecchio per il monitoraggio del nervo facciale con metodo pneumatico. Il monitoraggio facciale venne da lui utilizzato in più di 1.500 casi di microchirurgia otologica e in più di 500 interventi otoneurochirurgici.
Nel 1990 mise a punto un divaricatore che permetteva di effettuare la neurotomia vestibolare selettiva per via retrolabirintica con un’incisione durale minima in prossimità del poro acustico interno (via retrolabirintica “a minima”).
Altri ambiti cui si è dedicato intensamente sono stati la chirurgia dei tumori del foro lacero posteriore, la chirurgia degli impianti cocleari e degli impianti al tronco encefalico.
Verso la fine degli anni ’90 ha sviluppato la cosiddetta “chemically assisted dissection”, cioè la dissezione chirurgica assistita chimicamente mediante l’impiego di “sodio 2-mercaptoetansulfonato”.
E’ scomparso un gigante dell’otorinolaringoiatria europea e un uomo dalle qualità umane eccezionali, come ho avuto modo di verificare personalmente, avendo lavorato al suo fianco per 25 anni.
Il ricordo di Fabio Piazza