Polimorbidità, il ricovero in area critica, l’età media avanzata dei pazienti, inappetenza, nausea indotta da farmaci antivirali, disbiosi intestinale causata da antibiotici: sono questi gli aspetti da tenere in considerazione per i pazienti Covid-19 e nei confronti dei quali la nutrizione clinica può fare la differenza.
Per questo motivo la SINPE (Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo) ha pubblicato in questi giorni le Raccomandazioni pratiche per il trattamento nutrizionale dei pazienti affetti da Covid-19.
Sarcopenia e deterioramento della funzione muscolare e dello stato nutrizionale, conseguenti a tutti gli aspetti correlati all’infezione da SARS-COV-2 citati sopra, si traducono in un aumento della disabilità e della morbilità alla dimissione e in un peggioramento della qualità della vita.
Un’adeguata valutazione e trattamento nutrizionale sono in grado di ridurre efficacemente le complicanze e migliorare gli esiti clinici nei diversi setting.
La prevenzione, la diagnosi e il trattamento della malnutrizione devono pertanto essere regolarmente inclusi nella gestione dei pazienti affetti da COVID-19 al fine di migliorare la prognosi sia a breve che a lungo termine.
Il documento, basato principalmente, ma non esclusivamente, sulle recenti raccomandazioni e sulle linee guida della Società Europea di Nutrizione Clinica e Metabolismo (ESPEN) mira a fornire una guida pratica concisa per la gestione nutrizionale dei pazienti con COVID-19 sia in area critica che non.
Il presupposto comune a entrambi gli ambiti è che tutti i pazienti a rischio di esiti clinici sfavorevoli o di aumentata mortalità a seguito di infezione da SARS-COV-2, devono essere sottoposti a screening nutrizionale.
Così commentano gli autori delle raccomandazioni: «Confidiamo che questo importante strumento possa guidare tutti i Colleghi coinvolti nella cura di pazienti affetti da SARS-CoV-2 per una corretta impostazione della terapia nutrizionale sia in ambito ospedaliero che domiciliare in un’ottica di razionalizzazione dei trattamenti per ottimizzare gli esiti clinici e minimizzare il rischio di complicanze a breve e lungo termine associate alla patologia e alla malnutrizione ad essa correlata».
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