Oggi, 14 Aprile 2020, parliamo di

Ripensare il processo di accreditamento delle Scuole di specializzazione

In un periodo di emergenza come quello attuale è auspicabile che venga ridotto il peso della componente editoriale nella valutazione delle Scuole di specializzazione.

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Individuare i parametri, i requisiti essenziali e gli standard assistenziali e formativi delle Scuole di Specializzazione di area medica: sono questi gli obiettivi di un percorso avviato nel 2015 dall’Osservatorio Nazionale per la Formazione Medica Specialistica, supportato dalle agenzie AGENAS (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) [1].

L’iter di accreditamento della qualità formativa, inteso come la documentazione dell’attività didattica, valutativa e certificativa, è eseguito sulla base delle competenze che un medico specialista deve possedere per svolgere al meglio la propria professione e per rispondere ai bisogni in salute della società.

Quali sono i parametri considerati per le scuole di specializzazione

Oltre a garantire standard assistenziali e strutturali di alto livello negli ospedali sede della Scuola e in quelli inseriti nella rete formativa, ciascuna Scuola di specializzazione deve dimostrare di possedere elevati indicatori di performance dell’attività scientifica dei docenti.

In particolar modo ciascun docente, in base al proprio settore disciplinare, che a sua volta potrebbe fare riferimento a più Scuole di Specializzazione, necessita un certo numero di pubblicazioni, citazioni e H-Index che mostrino la propria capacità scientifica.

Il valore dei parametri posseduto deve essere superiore alla mediana prevista per partecipare ai concorsi universitari relativi al settore scientifico-disciplinare al quale il docente appartiene.

Inoltre tale valore di riferimento è ricondotto alla categoria universitaria superiore alla quale il docente appartiene: un ricercatore deve possedere valori superiori a quelli previsti per partecipare a un concorso da Professore Associato; un Professore Associato deve possedere valori superiori a quelli previsti per partecipare a un concorso da Professore Ordinario e allo stesso modo un Professore Ordinario deve possedere valori superiori a quelli per poter diventare membro della commissione di abilitazione nazionale. Al fine di ottenere l’attivazione di una Scuola i docenti universitari devono possedere almeno 2 parametri su 3 superiori a quelli previsti.

È quindi evidente che, trattandosi di valori mediani, metà dei docenti nazionali di un settore, pur essendo eccellenti ricercatori, svolge una ridotta produzione scientifica risultando così sotto i valori di riferimento e questo è sicuramente uno dei due motivi che hanno influenzato la chiusura di diverse scuole.

L’altro motivo è il numero di Professori, Associati e Ordinari, appartenenti al settore scientifico disciplinare di riferimento della Scuola di Specializzazione: è molto probabile che nelle piccole Università o nelle Scuole con minor impatto epidemiologico e pochi medici in formazione specialistica vi sia un solo Professore e che l’Università, sempre in crisi di fondi, non intenda investire in quel determinato settore.

In seguito al primo censimento eseguito nel 2017 su 1431 Scuole di specializzazione italiane, 672 sono state pienamente accreditate, 629 sono state accreditate provvisoriamente (o, come si legge, “con riserva”) e 130 tra area medica, chirurgica e servizi clinici non sono state accreditate [2].

Produzione editoriale e competenze didattiche

Questa rilevante valorizzazione della capacità scientifica, espressa in termini di produzione editoriale, non necessariamente si correla con la capacità di insegnare l’attività clinica a medici che solo in minima parte riusciranno ad accedere a posizioni in ambito universitario.

Inoltre in un momento storico come questo, in cui si richiede al Governo di aumentare il numero di specialisti, la chiusura di Scuole di Specializzazione basata su parametri discutibili appare quanto mai controproducente.

Poiché in questo momento il sistema sanitario nazionale italiano si trova a fronteggiare l’onda d’urto della pandemia da COVID-19 e il Ministero dovrà bandire entro maggio il concorso di ammissione alle Scuole di Specializzazione, che deve essere svolto entro luglio per consentire le prese di servizio dei medici in formazione specialistica a novembre, è molto probabile che quest’anno verranno mantenute le stesse sedi attivate lo scorso anno.

È tuttavia auspicabile che in futuro sia possibile ridurre il peso della componente editoriale (pubblicazioni e H-Index) nella valutazione di una Scuola; ciò può essere ottenuto abbassando le mediane e/o portando il riferimento alla categoria professionale alla quale appartiene il docente, consentendo la riapertura di numerose sedi.

La decisione finale ovviamente spetta alla politica, in particolare ai Ministeri dell’Istruzione e della Salute, che sulla base dei report tecnico-scientifici dovrà decidere quali Scuole di Specializzazione accreditare e quali non accreditare.

References

  1. Decreto MIUR 13 giugno 2017 
  2. Scuole di specializzazione accreditate