«Oltre al Coronavirus c’è un’altra epidemia fatta di delibere, indicazioni, disposizioni confuse e subentranti che generano solo confusione e incertezza negli operatori del territorio». Lo afferma Claudio Cricelli, presidente SIMG. E proprio per fare il punto della situazione, nella confusione e nel disordine generalizzati, la società scientifica che riunisce i medici di medicina generale mette a disposizione di tutti gli operatori sanitari un elemento di orientamento e supporto. Medici di famiglia, e non solo.
«Si utilizza il termine DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) senza un perché e senza i DPI stessi» sottolinea Cricelli. «Questo significa che un medico potrebbe gettarsi a casa di un paziente con febbre munito di una mascherina chirurgica usata da una settimana e fornita sul piazzale di qualche distretto, con il risultato di occupare un letto in più in ospedale e lasciare 1500 persone senza un riferimento per un tempo imprecisato. Servono risposte concrete; semplici regole che sostituiscano algoritmi complessi».
È questo il senso del vademecum Simg che si può scaricare a questo link.
In sintesi, ecco il ruolo del Medico di Medicina Generale.
Identificare il paziente sulla base del sospetto clinico
Abbandoniamo complessi algoritmi. L’esecuzione sul territorio del tampone per la diagnosi è un tema interessante, che però ci distrae dall’identificazione precoce del paziente. Una semplice regola: “Sulla base dei sintomi che riferisce il paziente saresti sorpreso che fosse affetto da COVID-19?” Se la risposta è “Non sarei sorpreso” identificalo e poniti il sospetto diagnostico. Segnaliamo questi pazienti al servizio di Igiene, perché è giusto, perché è di buon senso.
Isolare in via precauzionale il paziente e mettere in quarantena i contatti stretti (perlomeno i familiari).
Dobbiamo invece isolare il paziente sintomatico dal suo contesto familiare e procedere in via precauzionale alla quarantena dei familiari. Quali siano gli strumenti burocratici/legali per agire in tal senso non si comprende nella giungla dei documenti circolanti. Abbiamo dalla nostra parte la comunicazione in primis (spieghiamo al paziente le norme di isolamento e ai familiari qual è il comportamento da seguire come precauzionale quarantena).
Monitorare i pazienti
Sentiamo i pazienti anche due volte al giorno e diventiamo i corrieri dei saturimetri e ancora una volta del buon senso. Intervista telefonica ben fatta, domande precise, monitoraggio costante, saturazione, rilevazione di parametri (temperatura, pressione arteriosa, frequenza cardiaca e frequenza respiratoria) e la maggioranza dei pazienti può essere gestita a domicilio senza ulteriori interventi.
Impostare una terapia sintomatica e di supporto
Cerchiamo di stare con i piedi per terra e utilizzare la medicina basata sul buon senso. Che siano le Società Scientifiche di riferimento a indicarci, attraverso il confronto intersocietario, come trattare il paziente a domicilio; ci sono terapie di comprovata efficacia (ad esempio l’ossigeno liquido, che nelle aree più colpite è difficile reperire) che non hanno bisogno di AIFA o di RCT. Se viene proposto un trattamento con farmaci, che questi siano disponibili sul territorio e non rimangano parole scritte su documenti virali inoltrati su chat di gruppo.
Pianificare il percorso del paziente
Nel monitoraggio cerchiamo di analizzare l’andamento clinico del paziente e identifichiamo le red flags per attivare in maniera appropriata il Servizio di Emergenza e Urgenza. Confrontiamoci con i Colleghi Ospedalieri che stanno dimostrando una disponibilità infinita e un impegno senza precedenti.
Comunicare con il paziente e tra operatori
Servono parole chiare, lucide e di buon senso. Comunichiamo al paziente anche la straordinarietà del momento che vive il SSN. Comunicare e informare non sono la stessa cosa. Parliamoci, confrontiamoci, sosteniamoci tra operatori, una categoria quest’ultima che comprende Infermieri, Personale di Segreteria e Amministrativo, Farmacisti, Volontari, Servizi Sociali e tanti altri.
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