Nel corso della pandemia da Covid-19 è diventato sempre più evidente il ruolo delle alterazioni dell’olfatto come indicatori estremamente significativi e precoci di infezione.
Tuttavia, le valutazioni soggettive delle capacità olfattive portano a sottostimare l’incidenza di queste alterazioni rispetto ai possibili test obiettivi. I dati disponibili in letteratura, inoltre, indicano che la valutazione dei disturbi olfattivi effettuata attraverso questionari di screening comporta il mancato riconoscimento di una quota molto significativa – fino al 50% – di casi di Covid-19, a causa della variabilità delle domande poste, dell’interpretazione soggetti...
Questo contenuto è riservato agli utenti iscritti al portale
oppure effettua l'accesso