Fondata con altra denominazione nel 1960, l’EUHA (Europäische Union der Hörakustiker) è l’associazione tedesca degli audioprotesisti; da 60 anni promuove soluzioni e assistenza qualificata per le persone con problemi di udito.
I membri sono attivamente coinvolti nella protezione, prevenzione, rimediazione, riabilitazione e nella ricerca sull’udito, settori in cui ogni audioprotesista deve tenersi costantemente aggiornato, visto le continue evoluzioni tecnologiche, una sempre maggiore conoscenza in ambito audiologico, le conseguenze sulla qualità di vita e sulle strategie per contrastare gli effetti negativi dell’ipoacusia.
L’EUHA attualmente offre una piattaforma dove audioprotesisti, accademici, clinici e il pubblico possono interagire, con l’obiettivo principale di fornire la migliore assistenza possibile alle persone con problemi di udito.
Inoltre, è impegnata nello sviluppo di linee guida e raccomandazioni per l’intero settore professionale impegnato nella cura dell’udito. L’EUHA promuove un’etica professionale responsabile, collaborando con numerose istituzioni educative, nonché accademiche e tecniche.
Il congresso quest’anno si è svolto on line e si è sviluppato attraverso una serie di seminari tematici denominati Digital Future Friday. Ecco la sintesi degli interventi dei primi due venerdì.
Intelligenza Artificiale e protesizzazione acustica centrata sul paziente
Dr. Archelle Georgiou, Dr. Dave Fabry, Starkey Hearing Technologies
La dottoressa Georgiou e il dottor Fabry hanno trattato la solitudine e l’isolamento sociale alla stregua di una epidemia silenziosa: una efficace capacità uditiva è quanto mai essenziale per contrastare una condizione che può esacerbare la qualità di vita di chi è affetto da ipoacusia.
Le nuove barriere, come le mascherine facciali per il contenimento della diffusione Covid-19, rendono ancora più difficile la comunicazione con medici, infermieri e altri professionisti sanitari, aggravando le numerose condizioni associate all’ipoacusia.
Secondo Giorgiou la tecnologia IA può offrire un supporto per una migliore assistenza all’udito. La solitudine è ormai riconosciuta come importante problema sociale e l’ipoacusia aumenta il rischio di isolamento; insieme alla stessa ipoacusia rappresenta un fattore di rischio riconosciuto per il declino cognitivo.
L’uso della mascherina aggrava una situazione già difficile per le persone affette da ipoacusia nel sostenere una conversazione in ambienti rumorosi.
L’assenza della mimica facciale e delle espressioni visive durante la conversazione rende la discriminazione vocale molto più impegnativa, potenzialmente disincentivando il soggetto con ipoacusia dalla partecipazione sociale. Insieme alla mancanza di informazioni visive la mascherina può filtrare e attenuare la voce, soprattutto alle frequenze maggiormente necessarie per il riconoscimento del linguaggio.
Fabry tratta le possibilità tecnologiche per affrontare i problemi citati da Giurgiou. L’apparecchio acustico, che aveva in origine il compito di ripristinare l’udibilità per i soggetti affetto da ipoacusia, oggi è diventato un dispositivo in grado di soddisfare numerose altre esigenze come, per esempio, l’interconnettività con altri accessori elettronici come gli smartphone.
Oggi, grazie all’uso di sensori incorporati, l’autoapprendimento e l’intelligenza artificiale si inizia a intravedere come gli apparecchi acustici mettano in discussione il “senso comune” riguardo a cosa dovrebbe essere un apparecchio acustico e addirittura cosa effettivamente sia l’ipoacusia.
La tecnologia implementata negli apparecchi acustici oggi può contrastare i fattori di rischio come la solitudine e l’isolamento. Grazie a questa tecnologia è possibile connettere l’ipoacusico all’ecosistema allargato e al wellness in generale.
L’emergenza Covid-19 ha dato una accelerazione alle evoluzioni tecniche e tecnologiche: causa il distanziamento sociale, l’uso delle mascherine e il rumore di fondo, tutti elementi che mettono in difficoltà anche i normoudenti, il momento è opportuno per impiegare l’intelligenza artificiale come soluzione per le sfide nella comunicazione.
L’impiego dell’intelligenza artificiale può analizzare senza sosta lo scenario acustico, per garantire la massima udibilità necessaria; per garantire però la massima intelligibilità, la stessa IA può essere usata per analizzare un ambiente sonoro, prendere una “foto istantanea” dell’ambiente sonoro ed enfatizzare le caratteristiche vocali, soprattutto le frequenze maggiormente compromesse dall’uso delle mascherine. Grazie allo smartphone, che può offrire un maggiore calcolo computazionale e comunicare con l’apparecchio acustico, l’obiettivo di migliorare la qualità del suono e dell’intelligibilità del parlato è sempre più possibile da raggiungere.
Secondo Fabry, il settore audioprotesico vedrà una sempre maggiore integrazione tra smartphone e apparecchi acustici. Un altro aspetto promettente secondo Fabry sono le applicazioni per i familiari dei soggetti ipoacusici, che potranno essere ingaggiati consapevolmente come caregiver, trasformando l’apparecchio acustico in una “porta di accesso” verso il benessere e la salute sociale.
Per mantenere il cervello vigile, prenditi cura del tuo udito
Prof. Dr. Marlies Knipper, Centro di ricerca sull’udito, Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Ospedale universitario-Tubinga
L’ipoacusia è associata a un rischio significativamente maggiore di sviluppare demenza (Livingston et al., 2017, Lancet). Il legame tra perdita dell’udito e di effetti sulla cognitività resta ancora una speculazione ed è attribuita, tra numerosi altri fattori di rischio, all’aumento della perdita di mobilità nelle persone con problemi di udito, soprattutto se la sordità non è trattata.
Tuttavia, è ormai noto da tempo che le correlazioni tra ipoacusia e “cognizione” potrebbero essere molto più complesse. Nel seminario si trattano nel seminario le funzioni differenziali delle fibre uditive per le funzioni cerebrali in diversi contesti:
- i tipi di fibre uditive possono influenzare il nostro cervello in modi molto diverso durante lo sviluppo uditivo,
- hanno vulnerabilità molto diverse al rumore e allo stress, oltre all’età,
- hanno funzioni molto diverse per la comprensione del linguaggio e delle prestazioni della memoria,
- conseguenze molto diverse sulla quando vengono danneggiate.
Per quanto riguarda le responsabilità nei confronti dei membri delle generazioni future, che stanno invecchiando e corrono un rischio crescente di sviluppare ipoacusia e demenza a causa di diverse attività ricreative, secondo la relatrice è opportuno pianificare progetti per la ricerca sulle funzioni differenziali delle fibre uditive per elaborare strategie future per il trattamento dei disturbi dell’udito congeniti e acquisiti.
L’evoluzione del Bluetooth per migliorare la vita delle persone con problemi di udito
Ken Kolderup, Bluetooth SIG
Diversi anni fa il Bluetooth Special Interest Group (SIG) e il settore audioprotesico hanno avviato una stretta collaborazione per migliorare la tecnologia Bluetooth, allo scopo di soddisfare al meglio le specifiche esigenze delle persone ipoacusiche.
I risultati di questo sforzo promettono di migliorare significativamente la disponibilità, le prestazioni e l’interoperabilità degli apparecchi acustici abilitati Bluetooth.
Inoltre, le evoluzioni tecnologiche consentiranno l’implementazione di un vero sistema di ascolto assistito (ALS) di nuova generazione, in grado di fornire un’esperienza utente significativamente migliore rispetto agli esistenti sistemi a circuito induttivo, garantendo così una sempre più efficace inclusione sociale al soggetto ipoacusico.
Fitting protesico in remoto: opportunità e rischi
Prof. Dr. Steffen Kreikemeier, Aalen
L’idea originale dell’adattamento dell’apparecchio acustico in remoto si basava sulle necessità di raggiungere gli utenti nei paesi di grande estensione e con una bassa densità di popolazione come l’Australia, dove i pazienti possono trovarsi costretti a effettuare lunghi viaggi per raggiungere il centro acustico più vicino.
Questa esigenza non si presenta in Europa, ma la pandemia Covid-19 ha portato nuove, inaspettate e impegnative sfide alle nostre vite. L’accesso e l’assistenza in remoto possono essere molto utili, soprattutto in tempi storici come questi che tutti stiamo vivendo.
Il fitting a distanza degli apparecchi acustici potrebbe sostituire una o più sessioni individuali in presenza con il paziente e la sua famiglia, anche se questa pratica è in contraddizione con l’essenza stessa dell’assistenza centrata sulla persona e sulla famiglia. L’adattamento degli apparecchi acustici tramite smartphone richiede una certa competenza tecnica da parte degli utenti e una connessione internet stabile.
Sempre più persone in età avanzata sono abituate a utilizzare smartphone, tuttavia esiste una notevole differenza tra effettuare una semplice telefonata e partecipare a una sessione di fitting di un apparecchio acustico online.
Il Prof. Steffen Kreikemeier, del Dipartimento di acustica e audiologia dell’Università di Aalen, ha dimostrato le potenzialità dell’adattamento a distanza e ha trattato le opportunità e i rischi di tale approccio online. Gli aspetti positivi:
- il fitting viene eseguita in un ambiente familiare all’utente
- si potrà garantire la sicurezza durante la pandemia con il distanziamento sociale
- si potranno evitare problemi legati agli spostamenti fisici da casa per il centro acustico, come il traffico per esempio, e di conseguenza risparmiare tempo.
A fronte di ciò, però, Il fitting in remoto non consente le verifiche audioprotesiche in campo libero o in vivo, così come non è possibile la presa dell’impronta, azioni per le quali è necessario la prossimità fisica del soggetto all’audioprotesista.
HEARING4ALL: dalla ricerca empirica alla moderna audiologia di precisione
Prof. Birger Kollmeier, Oldenburg – Germania
Per molto tempo, e ancora oggi, si pensa che il maggiore problema legato all’ipoacusia sia la scarsa udibilità; in realtà la vera difficoltà consiste nella mancanza di chiarezza del messaggio sonoro. La comprensione della lingua parlata è alla base della nostra cultura; anche una lieve e precoce perdita di udito ha conseguenze sul riconoscimento vocale nel rumore.
Con la progressione del deficit, si verificano effetti distorsivi sopra soglia e si perdono dettagli utili; in particolare, viene alterata la “rappresentazione uditiva interna” della scena acustica esterna. Come possiamo valutare efficacemente gli elementi che determinano il lieve deficit sensoriale e quali possibilità tecniche abbiamo per compensare perdite da lievi a moderate?
La relazione del prof. Kollmeier fornisce un’ampia panoramica sui progetti di ricerca condotti dal Cluster di Eccellenza “Hearing4All”, che vede impegnati differenti Centri di Ricerca e Cliniche Universitarie, suddivise tra Oldenburg e Hannover; i filoni di studio e ricerca abbracciano quattro ampie tematiche:
- i deficit di processamento uditivo (APD) durante l’intero arco di vita;
- la diagnostica e la riabilitazione guidate e assistite dalle tecnologie digitali;
- la precisione nell’approccio clinico all’audiologia;
- il futuro delle tecnologie audio ed elettro protesiche.
Un’attenzione particolare è posta sulla stretta correlazione tra teoria dell’audizione ed esperimenti di laboratorio, che sempre più devono essere condotti in condizioni reali o, perlomeno, realistiche; in questo hanno largo impiego modelli statistici e intelligenza artificiale (AI).
Utilizzando metodi di apprendimento e di riconoscimento vocale automatici i ricercatori elaborano diagnosi sempre più precise e creano algoritmi dinamici e selettivi di guadagno e di riconoscimento vocale da applicare ad apparecchi acustici e impianti cocleari sempre più “intelligenti” e meglio performanti.
La velocità dell’innovazione
Achin Bhowmik, Ph.D. e Dave Fabry, Ph.D., Eden Prairie (USA)
È intuitivo pensare che l’evoluzione tecnologica non abbia fine; al contrario, specie in questi ultimi anni e, con ancora maggiore forza, ultimissimi mesi, abbiamo assistito a una fortissima accelerazione dell’innovazione in ambito tecnologico, ovvero una spinta in avanti delle applicazioni originali, inconsuete e inaspettate di traguardi già noti n ambito di rimediazione acustica dell’ipoacusia.
Gli apparecchi acustici attuali, e quelli che arriveranno nel prossimo futuro, sono ormai da annoverare nella categoria delle Healthable Technologies, ovvero device indossabili e dedicati alla valutazione, il monitoraggio, la tracciatura di alcune funzioni corporee (es.: battito cardiaco, pulsazioni, calorie, numero di passi, stazione eretta ecc.).
Lo scopo generale di questi ausili è l’assistenza “intelligente”, prossima e costante, all’utente. La finalità ultima è triplice: amplificare le funzioni sensoriali, potenziale lo stato di salute generale, aumentare le abilità intellettive.
Anche in questo caso le due parole d’ordine, ricorrenti nel Digital EUHA l’Evento sono:
- autoapprendimento da parte del device, ovvero dell’elemento “macchina”
- intelligenza artificiale.
Il connubio coinvolge in modo pesante anche l’apparecchio acustico, divenuto di fatto una centrale di coordinamento di varie funzioni avanzate e automatizzate, anche lontane dalle abilità uditive.
I due relatori, rappresentanti di spicco di una primaria azienda americana produttrice di apparecchi acustici, sempre all’avanguardia nell’adozione delle innovazioni tecnologiche nei propri prodotti, attualizzano il tema trattato applicandolo all’emergenza COVID-19, proponendo una strategia di intervento tecnologico, nello specifico per fronteggiare le ricadute negative sulla comunicazione personale prodotte dal distanziamento sociale forzato e dall’uso delle mascherine protettive.
La distanza porta a una riduzione di potenza dei messaggi in uscita, che in una persona con deficit uditivo comporta un peggioramento della soglia audiometrica lungo l’intero arco frequenziale; la mascherina, invece, apporta delle modifiche delle componenti acute dello spettro frequenziale, in regione fondamentali per la discriminazione verbale, indipendentemente dalla lingua parlata; ciò quindi costituisce un problema diffuso e generalizzato nei portatori di apparecchi acustici, ovunque si trovino nel mondo.
Questo ha portato l’azienda dei due relatori a creare e implementare sui propri prodotti uno specifico algoritmo che, in maniera “intelligente”, qualora attivato, aumenta il guadagno protesico compensando le implicazioni negative della distanza, imposta dalle norme vigenti e, al tempo stesso, agisce in maniera “chirurgica” su frequenze discrete della banda trasposta, per ridare chiarezza al messaggio, specie in un contesto di rumore.
Fare rete tra audioprotesisti e cliniche implantologiche
Dr. Jérôme Servais, Mannheim (Germania)
Con questa relazione inizia la sessione relativa agli impianti cocleari; questo device, fondamentale ai fini della riabilitazione uditiva delle ipoacusie gravi e profonde, si applica secondo linee guida ben codificate; come qualsiasi altro dispositivo medico, è indispensabile una perfetta regolazione (fitting), sostenuta e dimostrata da outcomes funzionali riconosciuti e condivisi.
In Germania il riferimento clinico per gli impianti cocleari è il prof. Lenarz, di Hannover, la cui fama è però riconosciuta a livello mondiale, che concorda sulla definizione del gold standard per un buon utilizzo dell’impianto cocleare: l’intelligibilità vocale per i monosillabi a 65 decibel.
Ovviamente tali risultati si ottengono attraverso il lavoro in equipe, non solo a livello chirurgico, ovvero nelle cliniche deputate all’implantologia, ma anche e soprattutto durante il momento riabilitativo, durante il quale entrano in gioco professionisti sanitati non medici di differente formazione e competenze.
Tra queste figure è assolutamente necessario che si instauri un dialogo di competenze, e da questo si produca comunicazione e relazione verso il paziente, che è il fruitore finale di questa catena.
La comunicazione è quindi la parola d’ordine di questa relazione, tenuta da un responsabile medico di una unità ORL di Mannheim. Il punto di partenza è la consapevolezza dell’esistenza di soluzioni al deficit uditivo, la cui comunicazione alla persona passa in primo luogo dal Medico di Medicina Generale; qualora l’ipoacusia si presentasse con un grado elevato, la logopedista assumerebbe senza dubbio un ruolo di spicco nella comunicazione dei percorsi riabilitativi esistenti.
Le tipologie di cooperazione tra enti sono quanto mai varie: si va da quelle spontanee a quelle contrattualizzate, dove i servizi accessori proposti da audioprotesisti e altre figure sono parte integrante dell’offerta del Servizio sanitario pubblico.
Il networking, ovvero l’utilizzo di piattaforme digitali dedicate è un’altra forma di cooperazione, molto attuale, dove entrano in gioco forti implicazioni normative, come ad esempio la privacy e il trattamento dei dati condivisi. Il networking favorisce, anche se virtualmente, la prossimità tra paziente e professionista sanitario.
Ma quali dati e informazioni si possono condividere con il networking? Nel rispetto delle normative vigenti in ordine alla sensibilità dei dati trasmessi, le categorizzazioni internazionali della salute, ovvero l’ICD 10 e ICF, permettono una uniformità di comunicazione e uno scambio di conoscenze.
Certamente il rimando alle funzioni del soggetto, alla loro compromissione (abilità residue) e a come possano essere compensate attraverso l’intervento riabilitativo (apparecchi acustici, Impianti Cocleari, amplificazioni bimodali, sistemi FM) forniscono le corrette informazioni nei modi più adatti a questi nuovi mezzi di condivisione.
Intelligibilità del parlato, livello di stimolazione elettrica e variazioni di impedenza durante il primo anno di applicazione
Dr. Florian Schmidt, Lubecca
In questa relazione tecnica incentrata sul fitting degli impianti cocleari si pone l’accento su due parametri essenziali in questo dispositivo medico: i livelli T e C e, più nello specifico, l’individuazione per ogni elettrodo del livello di soglia di minima udibilità (T) e il livello di massimo comfort (C).
Chi si occupa di mappaggio ripete le misure fino al raggiungimento della precisione voluta, calibra i (guadagni alle varie frequenze in base alle caratteristiche specifiche del paziente.
In Germania gli audioprotesisti sono sempre più coinvolti nella personalizzazione dei processori dell’impianto cocleare, soprattutto se hanno completato piani di formazione avanzata per specializzarsi nel fitting di questo dispositivo medico; un importante sfida è la regolazione dei livelli di stimolazione elettrica dei livelli T e C durante il primo anno di applicazione.
Le regolazioni sono necessarie su base regolare e continuativa, per garantire progressi nell’intelligibilità del parlato. È noto dalla letteratura che i livelli T e C, durante la prima fase di applicazione. Aumentano, prima di stabilizzarsi dopo un arco temporale variabile tra uno e tre mesi o tre mesi. Inoltre l’intelligibilità del parlato aumenta fino a un livello di saturazione dell’80%.
La maggior parte degli studi esistenti si limitano a misurazioni di questi due parametri a cadenza mensile; fluttuazioni per intervalli temporali più brevi non sono stati oggetto di registrazione e pubblicazione, anche se i pazienti possono certamente notarli nella loro vita quotidiana.
Nello studio presentato in questa relazione, la risoluzione temporale dei dati raccolti è stata successivamente aumentato utilizzando il metodo della media mobile; i dati infine sono stati esaminati ed elaborati tramite correlazioni.
Per quanto attiene alle variazioni dell’intelligibilità verbale nel dominio del tempo sono state individuate tre fasi:
- aumento guidato dall’impedenza al 60% nei primi due mesi dopo l’attivazione;
- miglioramento oscillante del 20% per il livello nei successivi 10-15 mesi;
- saturazione dell’aumento dell’intelligibilità verbale all’80% dopo 1,5 anni.
Lorenzo Notarianni
Direttore delle Attività Didattiche Professionalizzanti Corso Triennale Tecniche Audioprotesiche – Università di Padova. Docente di Tecniche Audioprotesiche all’Università Napoli Federico II e all’Università Roma Tor Vergata.
Marco Marcato
Docente in Tecniche Audioprotesiche presso l’Università degli Studi di Padova-sede di Treviso e l’Università degli Studi di Torino.