Oggi, 25 Marzo 2021, parliamo di

Annibale Monti, raffinato scultore

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Annibale Monti, nasce a Codogno nel 1875 da Giuseppe della dinastia dei Monti scultori, all’età di tre anni è stato colpito da meningite che lo ha reso sordo.

La straordinaria intelligenza e numerose altre qualità del suo carattere hanno fatto sì che questo handicap non risultasse mai un problema, né per la carriera artistica né per la vita sociale.

Dopo il diploma, frequenta l’Accademia di Belle arti di Brera e si rivela tra i migliori allievi dello scultore lombardo Enrico Butti. Giovanissimo, nel 1897 rileva la bottega dello zio Silvio e dirige i laboratori di Cremona, Codogno, Piacenza e Rimini. Nel 1907 sposa la contessa Irene Arcelli Fontana e si stabilisce a Piacenza.

Cavaliere della Corona d’Italia e dell’Ordine di San Giorgio Magno, ha avuto carriera di grande successo per il verismo, la sensibilità psicologica e l’eleganza classica delle sue vibranti realizzazioni.

Le sculture di Annibale Monti si estendono dai meravigliosi busti (fig.1), che rivestono un ruolo importante all’interno della sua produzione, agli eleganti ed originali monumenti funebri opere di notevoli respiro e pregio, squisiti ritratti di fanciulli, che poco hanno di retorico, vicini come sono alla suggestione di un’istantanea fotografica.

Fig. 1 Annibale Monti: busto di gentiluomo in marmo (Nikola Tesla?)

La sua produzione si sviluppa per un arco di tempo tale da permettergli, in un primo tempo, di assumere ancora punti di tangenza con gli ultimi momenti della poetica ottocentesca e, successivamente, con certo descrittivismo di stampa naturalista.

Annibale Monti, che aveva sempre mantenuto assidui contatti con gli esponenti della cultura artistica lombarda di quegli anni, affrontò a più riprese i temi sociali, ora nella rappresentazione di figure di operai, ora in quella più simbolica degli strumenti da lavoro, a corredo di ritratti o di immagini devozionali.

Fondamentale risulterà in questo senso la vittoria conseguita dall’artista al concorso bandito nel 1904 dalla società Operaia di San Gioacchino a Roma per esternare, attraverso una scultura, i principi dell’Encicla “Rerum Novarum” che Papa Leone XIII aveva voluto promulgare proprio sulla questione operaia.

L’opera, attualmente collocata nel chiostro di S. Giovanni Laterano, rappresenta un operaio che sostiene una croce e lo strumento di lavoro, conciliando in questo modo sia l’istanza religiosa che quella sociale.

Gli anni che seguirono il primo conflitto mondiale portarono l’artista ad eseguire numerosi ed imponenti monumenti ai caduti quali quello di Ferriere di Bettola o di Fontana Fredda di Cadeo (fig.2).

Fig. 2 Annibale Monti: Scultura in bronzo raffigurante una Vittoria alata, che con le mani solleva la corona d’alloro. Gruppo scultoreo realizzato nel 1926.

La poetica dell’artista si evidenzia proprio nel monumento di Fontana Fredda, composto da una Vittoria alata, di classica memoria, che con le mani solleva la corona d’alloro perpendicolare alla statua del soldato. L’autore risulta qui impegnato nel recupero di forme classicheggianti, influenzato dalle istanze di “ritorno all’ordine” che si andavano imponendo in Italia negli anni venti del Novecento. Per queste e altre opere, lo scultore venne spesso insignito di premi e riconoscimenti ufficiali.

Altre importantissime opere, sempre in territorio piacentino, sono da considerare le due collocate alla galleria d’arte Ricci – Oddi, donate dalla figlia Gabriella nel 1991. Si tratta di “Monumento ad Elena”, del 1930, e de “Il dolore” del 1910.

Nel primo caso, la splendida fanciulla raffigurata distesa su un letto è la figlia dello scultore, morta improvvisamente a soli diciotto anni. La seconda opera rappresenta un busto di donna straordinariamente modellato, sul viso della quale leggiamo il sopraggiungere dell’angoscia, resa perfettamente dall’artista che fornisce anche in questo caso prova di notevole raffinatezza nel cogliere i moti dell’animo e nell’immortalarli. Annibale morì l’undici ottobre 1941.

Coloro che lo avevano amato ed apprezzato seppero mantenere viva la memoria della sua opera.

Fonti e ringraziamenti:

  • Dott.ssa Anna Filippicci Bonetti: L’arte dei Monti di Cremona vissuta tra famiglia e bottega. Ed. Il Prato, 2010
  • Dott.ssa Tiziana Cordani, Beni Artistici Fondazione Cremona, ad vocem
  • storiadeisordi.it
  • Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Parma e Piacenza. La Grande Guerra. Monumenti e testimonianze nelle province di Parma e Piacenza, STEP editrice, 2013, scheda di Ilaria Negretti, p. 159.