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COVID-19: quali sono i sintomi audio-vestibolari?

Nei pazienti COVID-19, la frequenza di insorgenza di sintomi audio-vestibolari, quali ipoacusia (3,1%), acufeni (4,5%) e vertigini (12,2%), è risultata statisticamente significativa.

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Secondo una revisione sistematica e metanalisi, la frequenza di insorgenza di ipoacusia (3,1%), acufeni (4,5%) e vertigini (12,2%) nei pazienti affetti da COVID-19 è statisticamente significativa.

L’infezione da SARS-CoV-2 può portare a una vasta gamma di complicazioni extrapolmonari, sensoriali e neurali, come l’insorgenza improvvisa di disfunzioni olfattive e gustative, sintomi otologici, sintomi aspecifici e complicanze neurologiche a lungo termine. 

Nonostante approfondite ricerche e diverse metanalisi sulle manifestazioni olfattive, gustative e visive del COVID-19 dall’inizio della pandemia, l’impatto della malattia sui sistemi uditivo e vestibolare ha ricevuto ancora poca attenzione. 

Recentemente sono state eseguite una revisione sistematica e una metanalisi per determinare l’incidenza di ipoacusia, acufeni e vertigini causati da SARS-CoV-2. Dodici documenti hanno soddisfatto i criteri di ammissibilità e sono stati inclusi nello studio. Si tratta di studi prospettici, trasversali o retrospettivi su sintomi clinici otorinolaringoiatrici, neurologici o generali da COVID-19 che hanno utilizzato valutazioni soggettive per la raccolta dei dati. I risultati della metanalisi dimostrano che la frequenza di insorgenza di perdita dell’udito, acufeni e vertigini è statisticamente significativa nei pazienti affetti da COVID-19 (Z≤-4,469, p 0,001).

Ipoacusia nei pazienti COVID-19

Data l’entità dell’eterogeneità (I = 75,661, P = 0,006), è stata eseguita una metanalisi su quattro documenti che riportavano la perdita dell’udito nei casi di COVID-19. La popolazione totale era pari a 560 e la dimensione del campione variava tra 50 e 239 individui. Il tasso di incidenza è risultato essere del 3,1% (IC: 0,010-0,090) per la perdita dell’udito su casi confermati COVID-19. 

In termini di ipoacusia, le serie di casi e i casi clinici che utilizzavano valutazioni obiettive dell’udito hanno riportato prevalentemente perdite uditive neurosensoriali, che possono derivare dall’impatto diretto di SARS-CoV- 2 sulle strutture della stria vascularis e del ganglio spirale, dell’Organo del Corti. 

Sono stati riportati ipoacusia e acufeni, senza o con parziale miglioramento a seguito della somministrazione intratimpanica di steroidi. Solo in un caso clinico è stata osservata ipoacusia trasmissiva monolaterale con otalgia e acufeni.

Acufeni nei pazienti con COVID-19

Una metanalisi (I = 95,718, P ≤ 0,001) è stata condotta su sei documenti che riportavano l’insorgenza di acufeni in casi con COVID-19. La popolazione totale era equivalente a 2.165 e la dimensione del campione variava tra 50 e 1420 individui. 

Il tasso di incidenza è risultato essere del 4,5% (IC: 0,012-0,153) per l’acufene nei pazienti con COVID-19. Tale condizione può derivare dall’impatto del SARSCoV-2 sulle strutture del sistema uditivo e riflettere il carico mentale ed emotivo vissuto a causa della pandemia. In uno degli studi presi in esame, che ha visto coinvolgere 3.103 individui con acufene provenienti da diversi Paesi, le conseguenze emotive della pandemia sono state associate all’esacerbazione dell’acufene nel 42% dei partecipanti, specialmente per coloro che erano in isolamento, in condizioni di solitudine, con difficoltà di sonno e ridotta attività fisica.

Vertigini nei pazienti con COVID-19

Una metanalisi (I = 93,846, P ≤ 0,001) è stata condotta su nove documenti che riportavano la presenza di vertigini in pazienti con COVID-19. La popolazione totale era pari a 2.013 e la dimensione del campione variava tra 69 e 239 individui. La presente metanalisi mostra il tasso di incidenza del 12,2% (IC: 0,070-0,204) per le vertigini nei casi di COVID-19. È stato dimostrato che le strutture dell’orecchio interno sono particolarmente suscettibili all’ischemia e al danno vascolare, portando a disfunzioni uditive e vestibolari. In un caso clinico preso in esame, a una giovane donna con COVID-19 è stata diagnosticata una neurite vestibolare acuta.

Secondo un’altra recente revisione sistematica e metanalisi sui sintomi audio-vestibolari del COVID-19, la stima aggregata della prevalenza di perdita dell’udito, acufene e vertigini rotatorie è stata riportata del 7,6% (IC: 2,5-15,1), 14,8% (IC: 6,3–26,1) e 7,2% (IC: 0,01–26,4), rispettivamente.

Possibili meccanismi e potenziali fisiopatologici 

I meccanismi che hanno favorito il presentarsi di questi sintomi possono essere attivati da: danni al tronco cerebrale, meccanismi infiammatori, traccia ematogena e ototossicità da trattamenti antivirali.

Nello specifico, i sistemi uditivo e vestibolare sono due sistemi sensoriali principalmente presenti nel tronco cerebrale; la disfunzione del tronco risultante da meccanismi neuroinfiammatori innescati da SARS-CoV-2 può produrre deficit sensoriali (compresi quelli uditivi e vestibolari) e motori, paralisi dei nervi cranici, compromissione della coscienza, disautonomia e insufficienza respiratoria.

Alcune specie reattive dell’ossigeno (ROS) e alcune sostanze chimiche naturali o artificiali possono stimolare i processi infiammatori e portare alla sintesi e alla secrezione di citochine proinfiammatorie. L’infiammazione e lo stress ossidativo sono strettamente associati ai processi fisiopatologici; l’attivazione di entrambi i processi si trova contemporaneamente in molte condizioni patologiche, tra cui l’infezione da SARS-CoV-2. 

Studi precedenti mostrano il contributo dei ROS e delle citochine nello scatenare l’infiammazione acuta e cronica causa di ipoacusia e acufeni, danneggiando l’orecchio interno nei pazienti con COVID-19.

Inoltre, i risultati degli studi dimostrano che SARS-CoV-2 può attaccarsi all’emoglobina e penetrare nell’eritrocita, diffondendosi in tutto il corpo attraverso il sistema circolatorio, danneggiando la barriera emato-labirintica e invadendo la struttura dell’orecchio interno da parte dei monociti infetti e attivati a causa dell’attacco del sistema vascolare. Il processo di deossigenazione degli eritrociti da parte del virus può anche portare a ipossia e ulteriori danni all’orecchio interno.

Infine, alcuni farmaci utilizzati per il trattamento del COVID-19, come remdesivir, ribavirina, prodotti sintetici del chinino – clorochina e idrossiclorochina – portano a diversi effetti avversi, quali ototossicità, retinopatia, neuromiopatia e cardiomiopatia. Nello specifico, possono causare ototossicità temporanea o permanente, scatenando ipoacusia e acufeni in forma sia acuta che cronica. 

Questa ototossicità porta potenzialmente a danni all’orecchio interno e agli organi neurali come le cellule ciliate esterne, i gangli spirali, le fibre neurali, provocando l’atrofia della stria vascolare, nonché cambiamenti nel sistema uditivo centrale.

In conclusione, sono tanti i sintomi derivati dall’infezione da SARS-CoV-2, così come molteplici sono i meccanismi in grado di scatenarli. I risultati delle ricerche ottenuti fino ad ora dovrebbero incentivare l’esecuzione di studi ben progettati e valutazioni di follow-up con focus sui sintomi otologici, mediante costante monitoraggio e utilizzo di test oggettivi.

Reference

Jafari Z, Kolb BE, Mohajerani MH. Hearing Loss, Tinnitus, and Dizziness in COVID-19: A Systematic Review and Meta-Analysis. Can J Neurol Sci. 2021 Apr 12:1-12. doi: 10.1017/cjn.2021.63. Epub ahead of print. PMID: 33843530; PMCID: PMC8267343.