Un numero crescente di adulti negli Stati Uniti, in particolare tra gli over 70, va incontro a perdita dell’udito legata all’età (ARHL, age-related hearing loss), una condizione che può essere associata a rischi aumentati di cadute, isolamento sociale, depressione, declino cognitivo e demenza.
Dato il grande impatto della ARHL sulla salute pubblica, è urgente sviluppare nuovi strumenti per la rilevazione precoce dei rischi e la medicina personalizzata in questo ambito. Una viewpoint pubblicata di recente sulle colonne di JAMA Otolaryngology–Head & Neck Surgery firmata da Srishti Nayak, Aaron C. Moberly e Terrin N. Tamati, specialisti in forza alla Vanderbilt University Medical Center di Nashville (USA), propone un punto di vista interessante e innovativo.
Musicalità e risultati uditivi: un nuovo modello
Sappiamo che comportamenti musicali come l’esposizione frequente alla musica ad alto volume possono peggiorare la ARHL, danneggiando l’orecchio interno. Inoltre, la perdita dell’udito potrebbe ridurre la partecipazione a attività musicali.
Tuttavia, gli esperti suggeriscono un nuovo punto di vista: tratti elevati di musicalità, che coinvolgono l’interazione tra biologia, comportamento e cognizione con la musica, potrebbero essere elementi favorevoli per la salute uditiva.
I ricercatori ipotizzano che la musicalità condivida un’architettura genetica e sensoriale simile a quella dell’udito. E che maggi impegno musicale, abilità musicali e piacere nella musica possano essere negativamente associati alla ARHL a livello di popolazione.
Percezione uditiva
Alcuni studi hanno dimostrato che i musicisti, rispetto ai non musicisti, spesso mostrano una migliore percezione del linguaggio in ambienti rumorosi e una minore perdita uditiva legata all’età.
Gli esperti suggeriscono che questo miglioramento potrebbe essere dovuto a capacità migliorate di memoria uditiva, efficienza neurale nell’elaborazione dei suoni, abilità spaziali uditive superiori (come la localizzazione dei suoni) e una migliore integrazione multisensoriale tra i sistemi visivo e motorio.
La sfida, tuttavia, è che gli adulti più anziani, il target principale per la ARHL, sono ancora ampiamente sottorappresentati negli studi che esplorano il legame tra musicalità e abilità uditive.
Genetica della musicalità
Un’importante area di ricerca riguarda la genetica della musicalità. Sebbene si sia solitamente pensato che l’addestramento musicale possa migliorare le abilità uditive attraverso la neuroplasticità, non possiamo escludere l’influenza di fattori genetici.
Alcuni studi hanno rilevato che la musicalità è ampiamente influenzata da fattori genetici, con circa il 48% della variazione di queste caratteristiche spiegata dalla genetica.
Un esempio interessante proviene da uno studio di associazione genetica (GWAS) che ha trovato che una maggiore capacità di sincronizzazione del battito musicale era correlata con un minor grado di perdita uditiva auto-riferita e con varianti genetiche associate allo sviluppo della coclea e alla morfogenesi dell’orecchio interno.
La rapida crescita del campo della genetica in ambito musicale sta aprendo nuove possibilità di esplorare la connessione tra musicalità e salute uditiva.
Gli score poligenici, che riflettono le predisposizioni genetiche, potrebbero presto essere utilizzati come strumenti di medicina di precisione per la ARHL e altri disturbi uditivi.
Prospettive future
Il futuro della ricerca richiede di valutare sistematicamente le tre ipotesi complementari emergenti in questo campo. Con l’espansione della scienza della musica e della salute, supportata da big data e nuove tecnologie bioinformatiche, si prevede che i progressi nella genomica della musicalità accelereranno le applicazioni per la salute uditiva.
L’integrazione di studi genomici validati con le biobanche, e la ricerca sui tratti musicali in campioni diversificati, contribuirà a sviluppare approcci più mirati per affrontare la ARHL e migliorare gli esiti uditivi a livello globale.
Reference
Nayak, S., Moberly, A. C., & Tamati, T. N. (2025). Musicality as a health-relevant factor for hearing outcomes. JAMA Otolaryngology–Head & Neck Surgery, 151(2), 95-96.