La rimozione chirurgica dei tumori localizzati nelle strutture nasali della base cranica, che si trovano in una posizione profonda della cavità nasale, rappresenta una sfida delicata e impegnativa, per la difficoltà di accesso e per lo stretto collegamento di questa regione con nervi e vasi sanguigni importanti.
L’approccio endoscopico offre vantaggi significativi ed è quindi la tecnica chirurgica di riferimento in caso di necessità di rimozione dei tumori che interessano le strutture nasali e i seni paranasali situati nel basicranio. Tuttavia la resezione endoscopica richiede una accurata ed efficace ricostruzione delle strutture danneggiate dall chirurgia, per prevenire eventi potenzialmente pericolosi, come le perdite di liquido cerebrospinale, che aumentano il rischio di gravi complicanze, come infezioni intracraniche e meningiti.
Per garantire il successo della ricostruzione e una buona qualità della vita dopo l’intervento, è importante la scelta della tecnica chirurgica più adeguata e dei materiali ricostruttivi.
Tecniche di riparazione a confronto
Uno studio condotto in Cina ha messo a confronto tre diverse tecniche di ricostruzione per individuare quale fosse la più efficace nella gestione della rinorrea da liquido cerebrospinale. I materiali valutati sono tra quelli più comunemente utilizzati per la ricostruzione della base cranica: la mucosa libera del turbinato medio (FMT, free middle turbinate mucosa), la fascia lata (FL) e il lembo di Hadad-Bassagasteguy (HBF).
Per valutarne gli esiti clinici, i ricercatori hanno condotto un’analisi retrospettiva dei dati di 65 pazienti sottoposti alla resezione endoscopica di tumori della base cranica e alla successiva ricostruzione in un singolo centro.
La popolazione analizzata era composta da 36 uomini e 29 donne, con età media di poco inferiore a 48 anni. La diagnosi più frequente era il tumore dell’ipofisi (19 casi), seguito dal neuroblastoma olfattivo (10 casi), dal carcinoma a cellule squamose (9 casi) e da tumori a eziologia mista (18 casi).
La scelta del materiale da utilizzare per la riparazione veniva fatta in base alle dimensioni e alla posizione del difetto: per i 24 pazienti con anomalie di dimensioni inferiori a 1,5 cm è stata scelta la FMT, mentre per difetti di dimensioni maggiori, presenti in 16 casi, si preferiva l’HBF. Infine, nei 25 casi in cui l’HBF non era disponibile o non era adatto, per esempio quando il difetto era localizzato sulla parete posteriore del seno frontale, è stata utilizzata la fascia lata.
Dall’analisi dei dati è emerso che il tasso complessivo di successo dell’intervento di riparazione era del 93,8 per cento.
Nella fase di follow-up si sono verificati 2 casi di perdita di liquido cerebrospinale con la FMT, 1 caso con la fascia lata e 1 caso con l’HBF, che corrispondono a tassi di successo pari a 91,7%, 96% e 93,8% rispettivamente.
Per quanto riguarda le complicanze postoperatorie, non sono state osservate differenze statisticamente significative tra i gruppi nei quali erano stati utilizzati la fascia lata e l’HBF.
L’importanza di un approccio personalizzato
«La chirurgia endoscopica della base cranica ha fatto grandi progressi negli ultimi anni, offrendo ai pazienti soluzioni sempre più efficaci e sicure per la gestione delle perdite di liquido cerebrospinale» commentano gli autori dello studio. «Tutte le tecniche analizzate in questo studio si sono dimostrate valide opzioni per la ricostruzione della base cranica. La scelta della tecnica più adatta deve essere basata su una valutazione attenta della dimensione e della posizione del difetto, delle condizioni del paziente e dell’esperienza del chirurgo. Con un approccio personalizzato è possibile garantire una riparazione efficace, ridurre il rischio di complicazioni e migliorare la qualità della vita dei pazienti dopo l’intervento».
Reference
Tan Y, Li J, Liu Y, Du J. Comparative analysis of transnasal endoscopic reconstruction techniques for managing cerebrospinal fluid rhinorrhea in skull base defects. J Clin Neurosci. 2024 Jul;125:38-42.