Sono numerosi gli studi pubblicati a partire dal mese di aprile sulle spiccate proprietà neurotrofiche e neuroinvasive del virus SARS-CoV-2. Di recente è stato pubblicato un interessante Case Report su BMJ di un uomo inglese, di 45 anni, che è andato incontro a un episodio di ipoacusia improvvisa.
L’uomo, riportano gli autori, è affetto da asma e dopo aver presentato per dieci giorni i sintomi da COVID-19 è stato ricoverato, quindi trasferito in terapia intensiva dove è stato intubato per 30 giorni. Ha seguito una terapia farmacologica con un antivirale, il Remdesivir, steroidi per endovena, oltre che ricevere plasmaferesi terapeutica.
Una settimana dopo essere stato dimesso dalla terapia intensiva ha iniziato a sviluppare nell’orecchio sinistro prima un acufene e successivamente ipoacusia improvvisa.
Nonostante sia stato curato con corticosteroidi, ha avuto soltanto un piccolo miglioramento della soglia tonale, sviluppando un’ipoacusia moderata-severa per le frequenze acute da 2K a 8K Hz.
I medici britannici non hanno trovato nessuna spiegazione per lo sviluppo di questa ipoacusia improvvisa, se non la correlazione con il virus SARS-CoV-2, suggerendo l’ipotesi di un nesso tra COVID-19 e rischio di sviluppare una risposta infiammatoria che in qualche modo sia collegata alla perdita uditiva.
Ipoacusia improvvisa di tipo neurosensoriale
Una perdita uditiva improvvisa si instaura nell’arco di poche ore o addirittura pochi minuti. Si caratterizza da una ipoacusia di tipo neurosensoriale, quasi sempre monolaterale, di almeno 30 dB su tre frequenze adiacenti per almeno tre giorni consecutivi.
I dati epidemiologici ci dicono che l’ipoacusia improvvisa ha un’incidenza annua, a livello globale, da 5 a 160 casi circa ogni 100.000 persone.
Si tratta, dunque, di una patologia di interesse audiologico comune, definita anche “idiopatica”, vale a dire senza un’eziologia univoca: viene attribuita a diverse ipotesi eziopatogeniche tra cui immuno-mediate, metaboliche, vascolari e virali.
In quest’ultima ipotesi, che rappresenta circa il 10% delle ipoacusie improvvise, si ipotizza che i virus (adenovirus, virus parainfluenzali, herpes simplex, herpes zoster e rubeolia) attraverso la via ematica o direttamente attraverso l’orecchio medio, possano raggiungere i liquidi cocleari, inducendo danni alle cellule ciliate dell’Organo del Corti.
La pandemia da COVID-19, che dai primi mesi del 2020 sta mettendo a dura prova il sistema sanitario globale, ha colpito oltre 38 milioni di persone. Un numero che, purtroppo, è sicuramente destinato a crescere vista l’impennata dei contagi che in tutto il mondo si registrano.
Il virus SARS-CoV-2 colpisce principalmente il sistema respiratorio causando in un primo momento infiammazione del tessuto polmonare, fino ad arrivare ad insufficienza multiorgano.
Nonostante la maggior parte delle persone che hanno contratto il virus siano asintomatiche, le categorie più fragili possono presentare una sintomatologia comune come febbre, tosse secca e spossatezza, fino ad un’infiammazione neurologica che porta ad una perdita di gusto e olfatto.
«È un caso clinico interessante e stimolante» dichiara Angela Musacchio, specialista ORL, docente di Audiologia presso il Dipartimento Organi di Senso dell’Università La Sapienza di Roma «anche se il problema fondamentale resta quello di individuare l’esatta causa di questo episodio».
«Questa estate abbiamo osservato un aumento dei casi di ipoacusia improvvisa, soprattutto tra i giovani» continua Musacchio «e alla luce di quello che sta emergendo in letteratura mi sto domandando se possa esserci una connessione con la pandemia da SARS-CoV-2».
Potrebbe essere utile uno screening tra i pazienti Covid-19 che sono stati dimessi? «Certamente» risponde l’esperta. «Si potrebbe pensare a un esame audiometrico, oppure un semplice questionario per avere un quadro dei casi di acufene, che stando a quanto riportato sono relativamente frequenti in questi casi».
Ma come facciamo a essere sicuri che la causa sia il SARS-CoV-2? «Anzitutto dobbiamo escludere le cause più probabili. Nel lavoro pubblicato su BMJ hanno anche verificato l’assenza di biomarker infiammatori proprio per inquadrare al meglio il fenomeno. Va detto per altro che la gran parte dei casi di ipoacusia improvvisa che osserviamo sono sostenuti da virus».
Non potrebbe avere invece un’origine iatrogena? «Potrebbe, ma normalmente le ipoacusie causate dai farmaci non sono improvvise, quantomeno non insorgono nel giro di pochi giorni come in questo caso» conclude Musacchio.