Rolando Lopez Dirube, nato nella capitale cubana nel 1928, è ad oggi considerato uno dei più grandi artisti plastici latino – americani.
Sordo dall’età di sei anni per causa ancora oggi ignote, Dirube imparò ben presto a leggere le labbra e conservò sempre un linguaggio articolato; nonostante non potesse ascoltare le vibrazioni provenienti dall’esterno, come lui stesso ebbe a dire in un’intervista rilasciata nel pieno della sua carriera artistica, «all’inizio la pittura diventò per me un processo di verifica del mondo reale, se non potevo disegnare un oggetto o una persona, non potevo fidarmi della sua esistenza».
A diciannove anni si iscrisse alla University of Havana’s College of Engineering and Architecture, dove ricevette una formazione prettamente tecnica, riscontrabile in larga parte della sua produzione successiva attraverso l’impiego di materiali da costruzione come il legno e la pietra per realizzare le proprie sculture.
In questo periodo iniziò ad interessarsi anche alla matematica astratta e alla filosofia.
Grazie ad una borsa di studio assegnata dal governo cubano in favore dei giovani artisti, Dirube poté compiere studi artistici anche all’estero. Nello specifico, si formò presso L’Art Students Leauge di New York, potendo espandere i suoi orizzonti artistici attraverso gli insegnamenti di tre grandi artisti europei emigrati negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale: Geroge Grosz, Max Beckmann e Gabor Peterdi.
L’arte europea e le influenze moderniste ebbero una notevole influenza sulle opere di questo periodo, prevalentemente sculture dalle superfici lisce e dai contorni geometrici e lineari (fig.1).
La pluralità di mezzi espressivi sperimentati da Dirupe (pittura, scultura, murales, stampe) e la varietà di materiali impiegati nella realizzazione delle sue opere (legno, bambù, pietra, calcestruzzo, ferro) lo hanno reso uno degli artisti più interessanti della sua generazione, nonché un punto di riferimento per gli artisti sudamericani grazie alla sua vocazione internazionale.
“Non credo che un artista debba lavorare con un solo mezzo, anche se molti lo fanno. Gli artisti sono ricchi di idee e dovrebbero canalizzarle attraverso ogni mezzo possibile, più sono, meglio è. È così che ho lavorato tutta la mia vita. Dopo aver viaggiato negli Stati Uniti, in Europa e in parti dell’America Latina, ho deciso di stabilirmi a Porto Rico; di tutte le mie opzioni, sembrava essere il posto più vicino al fiume Cauto, in Oriente. Da quando ho lasciato Cuba nel 1960, non ho fatto altro che lavorare sulla mia arte. Non credo si possa parlare di arte “cubana”; ci vogliono secoli per definire un’identità nazionale e stiamo ancora crescendo e sperimentando la nostra estetica” dichiarò Dirube.
Adempiendo alle sue abilità ingegneristiche, nel 1957 per L’Habana Riviera Hotel realizzò un murale con materiali misti: rilievi di calcestruzzo, mosaici veneziani, strutture in bronzo, vetro e silicato di potassio (fig.2), mettendo alla prova l’identità dei materiali stessi e non cessando mai di sperimentare e spingersi oltre i limiti della materia, negandone la funzionalità per farne emergere le potenzialità estetiche.
Nel 1960, Dirube si trasferì a Porto Rico città in cui trascorse gli ultimi anni della sua vita fino al 1997.
In questi anni realizza la scultura in calcestruzzo Uccello (Bird), situata presso l’Ashford Medical Center di Porto Rico (fig.3). La gravità delle linee e la tendenza alla verticalità mostrano come la lezione dell’avant-garde europea sia stata ormai completamente introiettata nell’’opera di Dirupe e trasformata in un ibrido realizzato con un materiale singolare come il calcestruzzo, quasi ad anticipare le tendenze poveriste che sorgeranno in Italia di lì a qualche anno.
Nel 1965 diventò docente di design presso il dipartimento di architettura dell’Intern American University a San Juan.
Le sue opere sono state esposte in numerose mostre in tutto il mondo e sono oggi visibili, fra i numerosi luoghi, al Metropolitan Museum di New York, il Philadelphia Museum e la Philadelphia Library.
Reference
D.M. Sonnenstrrahl, Rolando Lopez Dirube (1928), in J.V. van Cleve (a cura di), Gallaudet encyclopedia of deaf people and deafness, vol.1, A-G, McGraw-Hill Book Company Inc., New York 1987, pp. 304 – 306
Folchi A., Rossetti R., Il colore del silenzio. Dizionario biografico internazionale degli artisti sordi, Mondadori Electa, Milano 2007, pp. 94-95
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